Bene, ora che ho attirato la vostra attenzione con un bieco trucchetto (che però non richiede un costume elaborato ed extension costose), possiamo parlare più seriamente di Oppaidius Summer Trouble. E intendo davvero seriamente, perché fare il solito articoletto sconcio e pieno di innuendo sessuali sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, visto che Oppaidius è una Visual Novel erotica in cui… No, la verità è che un giochino semi-porno in cui la coprotagonista ha più tette del calendario 2001 di Manuela Arcuri. E si, intendo di tutto il calendario…
Però d’altra parte è anche vero che Oppaidius rende facilissimo il calarsi nel suo protagonista, se chi siede davanti allo schermo del computer è un maschio bianco (o di qualunque altro pantone, siam mica razzisti) attorno ai 25 anni d’età, magari anche un po’ sfigatello. Leggasi: il nostro lettore-tipo. O anche il nostro autore-tipo. Al di là del fatto che il personaggio viene battezzato da noi, il setting è tendenzialmente più familiare di quello che vorremmo ammettere: un’estate passata ad ammazzarsi di seghe (mentali, ovviamente) e videogiochi, con poche prospettive di incontrare portatrici sane del doppio cromosoma X. Situazione in cui è inevitabile iniziare a fare fantasie erotiche procedurali non appena si conosce per sbaglio una ragazza, specie se come nella migliore tradizione dell’immaginario pornografico è la vicina di casa figa appena trasferitasi in zona, ed equipaggiata con due bombe tali da costringere il Giappone alla resa. Cose che prima o poi sono successe un po’ a tutti — ok, magari se escludiamo la parte sui seni di distruzione di massa — in cui diventa come si diceva abbastanza facile scivolare, alla ricerca di collegamenti (anche blandi) con il proprio vissuto. I primi “amori” estivi, le prime esperienze di vita vissuta che uscivano dalle fantasie per sbattere di faccia con una realtà più deludente, autentica e comunque più meravigliosa per il semplice fatto di essere vera. Le prime delusioni — perché si, Oppaidius ha cinque finali diversi e il primo che si sblocca inevitabilmente delude — e tutte le riflessioni che seguono gli schiaffi in faccia a mano chiusa che tutti ci dicono essere fondamentali per crescere, poi passa, il mare è pieno di pesci eccetera eccetera.C’è più profondità di quella che sembrerebbe esserci in un primo momento, ma allora Vittorio Giorgi ha tirato fuori una perla nascosta di psicanalisi, caratterizzazione e videogioco indie? No, perché a buttarla in caciara (come lecito aspettarsi) è un attimo, e infatti alcune trovate in-game lo fanno in modo sfacciato. Tirando in ballo in un caso anche la ricetta della carbonara (peccato sia inserita con un font piccolino, visto che fuori dai confini nazionali la stuprano regolarmente) e non prendendosi troppo sul serio in diverse circostanze. Ci sta, non è questo il problema che gambizza Oppaidius, vittima più che altro di sezioni giocate che quando si esce dall’ambito delle Visual Novel propongono un paio di mini-giochi molto grezzi. E quando si resta in quello che dovrebbe essere il genere principale l’illusione della scelta è a livelli talmente abbozzati da fruttare allo sviluppatore un colloquio in Quantic Dream. Di fatto l’esperienza ruota attorno a tre o quattro scelte chiave, rendendo inutili tutte le altre — rettifica: lo sviluppatore ci segnala che di fatto tutte le scelte incidono sul finale, secondo un sistema di punteggio che va da -1 a 3. L’impressione finale è però quella descritta prima. Per fortuna che finita la prima run si sblocca il super potere dell’avanti veloce dei dialoghi.