Lui è già coinvolto dal momento in cui mente le mani sul pad. Quella concretezza rende reale anche quell’illusione fatta di pixel colorati. Da quel momento basta solo toccare le corde giuste. Senza strafare, senza esagerare e rischiare di perdere quella carica emotiva che si scarica sugli analogici o sui pulsanti ad ogni loop di gameplay. Basta una singola pressione di un tasto ben preparata per far tremare le gambe, fottere il cervello e scatenare la più naturale delle reazioni: il pianto.
E’ normale. E’ tutto preparato. Il sesso è il filo conduttore di tutto il gioco, l’istinto più naturale per delle macchine che stanno scoprendo ora il mondo. Emulare, toccare, scopare sono il modo per conoscere le tre dimensioni di ogni essere vivente, a maggior ragione di una creatura complessa come l’essere umano. Le prime due servono per relazionarsi con l’esterno, soprattutto l’esterno fisico. Scopare serve per scoprire se stessi, le proprie emozioni e, molto più importante, scoprire chi si è con l’altro. Non è solo un atto meccanico, animalesco: è mettersi a nudo e abbassare le difese permettendo al diverso di entrare. Questo è il messaggio di Nier: Automata: capire se stessi e chi si ha accanto. ed è per questo che al netto di tutti gli errori, le esagerazioni e l’inutilità di gran parte del gameplay; il dialogo tra 9S e Adam è il cuore del gioco ed è uno dei momenti videoludici più belli degli ultimi anni. Quei semplici quadri testuali che vanno avanti per la pressione di un singolo tasto, intervallati da un 9S nel cyberspazio solo con i suoi pensieri, costretto ad ascoltarsi perché non ha nulla che lo distragga. Nessuno da difendere.
Una pressione leggera, il vuoto sonoro per una frazione di secondo e poi la verità che colpisce come una spada dritta in gola: “Tu stai pensando a quanto vorresti scoparti 2B, non è così?”