Avete mai notato che c’è stato un periodo, anche abbastanza recente, nel mondo videoludico in cui tutto sembrava uguale? Cioè mi sono svegliato l’altra mattina alla solita ora, mi sono preso il solito caffè, ho dato il solito bacetto al cane e ho pensato proprio: “cazzo, ma i videogiochi sono tutti un po’ troppo uguali.” Intendiamoci, non vale assolutamente per tutti i giochi: ci sono titoloni che hanno letteralmente spaccato il muro divisorio tra genialità e fama, ma la sensazione rimane. C’è quel costante ronzio nell’aria, quella fastidiosa vocina che ti ricorda ogni volta che: “Eh, ma ormai hanno fatto tutto! Che vuoi che si inventino di più! Che vorresti ancora vedere fuochi d’artificio all’E3?” Sì cazzo, sì. Vorrei vederli i fuochi d’artificio, vorrei più spettacolo dentro e fuori i mondi digitali.
Vi faccio un esempio che forse è più inerente: state leggendo un articolo, anche abbastanza interessante, e capitate su un paragrafo che proprio non riuscite a capire. Vi scervellate cercando il punto o un approfondimento. Siete fortunati: il paragrafo ha una parola evidenziata, probabilmente contiene un link. Ci cliccate e cosa carica il vostro browser? La stessa pagina di prima.
Ho scritto un interessante articolo su questo argomento qui, dateci un’occhiata
Sarebbe follia, follia vera se i videogiochi fossero tutti uguali, specchi l’uno dell’altro. Mi ricorda una frase che ho già sentito…
La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.
In molti sostengono che sia stato Einstein a dirla, ma gli attribuiscono di tutto ormai. Tra poco sono sicuro che diranno che ha trovato la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto; e no, anche se ci state pensando non è 42.
Nel tempo ho sentito rivolgere questa critica sulla ripetizione compulsiva alla saga ammmericana Call of Duty. “Sono tutte fotocopie! Sono tutti uguali!” NO! Non ci siamo, non è questo ad essere folle e ripetitivo nei videogiochi. La vera follia, quella di cui parlava Einstein, è che noi non riusciamo più a vedere le differenze. I folli siamo noi. Siamo noi a essere dei carillon che girano come trottole ripetendo all’infinito la stessa melodia. La follia sta nel comprare sempre giochi che ci sembrano anche vagamente simili sperando che siano migliori. Vogliamo questo, vogliamo la ripetitività, vogliamo giocare a qualcosa che già conosciamo e buttiamo via chi le novità prova a proporcele.
Spopola Minecraft? Tutti Sandbox. Vanno di moda i survival? Ma sì, facciamo Cooking Mama dove però gli ingredienti devi cacciarli con un moschetto della prima guerra mondiale. Non stupiamoci quindi se poi all’E3 vediamo solamente titoli tutti uguali. Già si sono dimenticati come si fa spettacolo, se poi davanti hanno degli automi che aspettano solo di vedere i nuovi balli di Fortnite, possiamo aspettare anche secoli prima che qualcosa di veramente nuovo riecheggi nello spazio vuoto dello skybox.
Io ho paura, ho paura di non riuscire più a vedere la differenza tra novità e ripetizione, ho paura di una follia cieca in cui la fotocopia mi sembrerà la foto originale, ho paura che la realtà entri nel mondo digitale.
Io gioco per scappare da una vita sempre uguale. “Cosa prende oggi?” “Il solito.” “Che mi racconti?” “Solita roba, niente di che.” È da questo che scappo: da una vita folle fatta di folli eventi quotidiani.
Io gioco per poter dire: “oggi ho prima sconfitto un drago, poi ho preso una navicella e ho viaggiato nello spazio e infine ho imbracciato il fucile e ho fatto il culo a quei fottuti musi gialli.“
Ma ultimamente non è più così. Domani mi svegliero e penserò: “cazzo, ma i videogiochi sono tutti un po’ troppo uguali.” E probabilmente ci scriverò anche un articolo sopra.