Nota: la copia di Jump Force che poi ci ha portato a questa recensione è arrivata su gentile* concessione di Bartlex, “il Netflix dei videogiochi usati” e bla bla bla ne abbiamo parlato in podcast bla bla bla ascoltatevi la puntata. Come al solito, per la recensione seria vi si rimanda ad I Love Videogames. Qui di seguito, la recensione falza di Jump Force.
*Dopo aver letto la rece, capirete che “gentile” è un termine che abbiamo usato per educazione.
Se come me hai avuto la sfortuna di essere appassionato sia di videogiochi che di anime e manga, negli anni hai mangiato discrete quantità di merda. In principio era Ultimate Battle 22, una serie di pixel vomitata sullo schermo alla cazzo di cane, tipo che chi ha localizzato il gioco ha confuso Gogeta con Vegeth. Però oh, nei primi anni 2000 giocavi un po’ a quello che ti capitava e non sapevi distinguere il bene da Matrix Reloaded, per cui un videogioco di Dragon Ball era l’equivalente del ricevere sesso orale gratis. Anche se alla fine eri tu quello che ingoiava.
Poi in compenso le cose sono peggiorate.
L’era PlayStation 2 prometteva meraviglie: videogiochi sempre più lanciati verso una posizione dominante nell’industria dell’intrattenimento + l’Internet pronto a sdoganarli = il Giappone non è mai così vicino. ISO pirata scaricate da eMule, il mercato di importazione, i forum dove scambiarsi dritte su cosa valesse davvero la pena di esistere. Poi ti ritrovi lo stesso a giocare il clone pezzotto di Smash Bros ma con Goku, Naruto e Rufy che si picchiano per fregarsi le palline a vicenda (no, niente di sessuale qui). O ad immergere i piedi nel grande mare delle mod e giocare versioni pesantemente alterate di Budokai 3 con Broly Super Saiyan 4, Vegeta Super Saiyan 3 e Gil. Anni e anni di fanfiction di merda che poi Dimps ci avrebbe rivenduto a rate con Dragon Ball Heroes. Ma ad essere onesti c’era anche roba buona, e dove non arrivavano i canali di distribuzione ufficiali provvedeva la rete.
Avanti veloce al 2019 che è meglio, va. Esce Jump Force che sulla carta – e dai trailer mostrati all’E3 – dovrebbe essere il sogno bagnato di ogni nerd. Hanno deciso di cagare il crossoverone definitivo dopo anni e anni di Jump Cosi Superstar, e chissenefrega se tanto Goku potrebbe annichilire tutto il resto del cast col mignolo. Vuoi mettere prendere meritatamente a schiaffi in faccia Rukia di Bleach – raccomandata del cazzo, doveva crepare e metà serie – nei panni di Jotaro Mazzocco?
Longevità e altri cazzi How Long to Beat dice che Jump Force dovrebbe costarvi dalle 11 alle 25 ore. Il roster conta 41 personaggi (40 più Kaiba come DLC, che culo eh?)
Poi in realtà avvii il gioco ed è un reskin poraccio di Dragon Ball Xenoverse. In prima battuta, c’è un editor per il personaggio. In un gioco dove il selling point – il motivo per cui dovrei scucire 70 dobloni d’oro, per dirla terra-terra – è “Gioca nei panni dei tuoi personaggi Jump Preferiti” tu mi metti l’editor del personaggio. Che poi per qualche motivo viene comunque sempre uguale a Gohan. Dopodichè c’è una storia di fondo dove devi scegliere la squadra a cui unirti (che non cambia fondamentalmente un cazzo) e vai a recuperare attraverso missioni ripetitive introdotte da cutscene banali i personaggi Jump (che non cambiano fondamentalmente un cazzo, tanto ti riduci ad usare sempre i soliti 3) e a sbloccare nuove tecniche per il proprio personaggio. Che esatto, alla fine porta ad un plot twist dove non cambia fondamentalmente un cazzo.
Ora, niente in contrario al fanservice. Funziona, ci fa gasare, ci illude in 5 secondi di non aver buttato tempo, soldi, vita sociale e quant’altro appresso a bieche operazioni commerciali. Ma per funzionare bene deve essere piazzato sopra una base con almeno una parvenza di dignità, altrimenti stai semplicemente mettendo la glassa sulla merda. E va bene che gli otaku sono scientificamente coprofagi, però gli otaku che c’hanno il sito che parla di giochini poi inevitabilmente parlano male del tuo prodotto.