Questo articolo inizia con una confessione: Non ho mai giocato un titolo di Fumito Ueda. No aspetta aspetta, prima di mandarmi a cagare, lascia che ti spieghi. Fino al 2017 non ho praticamente mai toccato nulla che non fosse un FIFA o un PES. Per anni non ho mai avuto occasione di sviluppare una cultura videoludica e le persone che avevo attorno non hanno aiutato, per usare un eufemismo.
Nella mia vita, incredibile a dirsi, c’è un A.S. e un D.S., dove la S sta per Sabaku no Maiku.
È grazie alla sua Anima Oscura che inizio a scoprire l’esistenza dei videogiochi “d’autore”, ma in quel periodo non posseggo né i soldi né la volontà per fare mia quella passione che non mi ero accorto stesse sbocciando prepotentemente ogni giorno di più.
Se c’è una cosa che Michele sa fare, è coinvolgerti nella condivisione delle opere che conosce bene. E io, che in quel momento sono ancora un analfabeta del medium, di lui mi fido. Se ha scelto di parlare di un gioco, sarà sicuramente bello quanto Dark Souls.
Così guardo la serie su Ico. Poi quella su Shadow of the Colossus. Infine, la blind run di The Last Guardian.
Sono dei capolavori assoluti, è impossibile non rendersene conto. Sarò anche un analfabeta del medium, ma stupido non sono e poi i video sono fatti veramente bene.
Con gli anni lo diverrò molto meno, ma raramente mi imbatterò in titoli di questo spessore.
La Metal Gear saga, Bloodborne. Poco altro direi.
In quel momento ancora non lo so, ma mi sono definitivamente precluso per sempre la possibilità di vivere delle esperienze uniche e irripetibili. Quantomeno per la prima volta, ché si sa che la prima volta non si scorda mai.
Sono passati sei anni da quando ho capito che scopare è molto meglio che guardare i porno. Qualcuno in meno da quando ho realizzato che dietro a ogni influencer ci sono persone fallibili come tuttə noi e logiche di mercato che lə rendono credibilə solo fino a un certo punto.
Nel mentre, Fumito Ueda l’abbiamo ammazzato. Per due bug e qualche calo di framerate, abbiamo deciso che Trico non meritava il nostro amore. Pensavamo di volerlo ma poi faceva i capricci e allora l’abbiamo abbandonato in autostrada per andare a farci le vacanze. E magari ora predichiamo di andare oltre i problemi e ci facciamo piacere pure quella merda di Night City, che a confronto di Trico un’anima non ce l’ha manco per il cazzo.
Da quel momento, il silenzio. Due teaserini del cazzo su Twitter, questo è tutto quello che sappiamo sui prossimi progetti dello studio. Da ormai otto anni.
Nel frattempo mi sono dato da fare. Ho giocato, sperimentato, sbagliato, imparato. Sono cambiato, sono cresciuto, (si spera) migliorato. Come persona e come videogiocatore. Ma non sono ancora riuscito a mettere le mani su un gioco di Fumito Ueda.
Non ho ancora dato la mano alla mia Yorda. Non ho ancora tentato di salvare la mia Mono. Non ho ancora accarezzato il mio Trico.
La mia storia evidentemente ha un destino diverso. Il cerchio si chiuderà in modi ancora imprevedibili, un simbolico passaggio dall’adolescenza videoludica all’età adulta.
Sarà un momento particolare, proverò sensazioni contrastanti. Ma sarà sicuramente bellissimo, ne sono sicuro.