Rece La persistenza della memoria di Everhood 2

E tu di che colore sei?
Stewart Keller · Everhood 2 OST – Toiletcoaster (Stewart Keller)

E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede alquanto raramente. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato.

Salvator Dalì

La memoria collettiva. L’atropocentrismo. L’egoismo che ci porta a voler dominare su ciò che ci circonda. Il tempo che sembra scorrerci tra le mani, sciogliersi e cadere come sabbia in una clessidra e pur di lasciare il segno facciamo del male a ciò che ci circonda senza pensare alle conseguenze. Vogliamo essere come dio. Mettere un punto a dio. Scaviamo nel passato. Osserviamo ad anni di distanza lo scorrere di un tempo che non conosciamo e che non riusciamo neanche ad immaginare. Everhood 2 è questo: un viaggio nel tempo che si deforma intorno al nostro ego personale e che prova a raccontare la storia di un mondo tante distante da noi quanto vicino al nostro modo di rapportarci al prossimo, alla religione e all’ignoto.

Everhood 2 è un giocattolo rispetto al primo. Veramente un gran bel giocattolo.

Everhood ha segnato la mia storia come videogiocatore perché andava a scavare con musica e gameplay in posti dove la mia coscienza si era rintanata senza neanche rendersene conto. Era molto semplice nelle sue meccaniche, ma nell’insieme era impattante, forte e deciso (circa). Everhood 2 prende in eredita le meccaniche della seconda metà del primo capitolo e da subito mette in chiaro che non devi sentirti in pericolo o spiazzato, non devi scavare dentro di te alla ricerca di quella coscienza perduta: tu sei il pericolo e il tuo ego è faro e luce per te stesso e per chi ti circonda. Sei onnipotente, o quasi. Non hai dubbi, non hai pezzi mancanti, sei già un’anima errante in grado di oltrepassare lo spazio tempo, di guardare quegli orologi molli immobili e dire “Sai che cazzo mi frega? Io osservo il mondo dall’alto, combatto e schiaccio con la mia forza di volontà chi mi si para davanti e via.” Ed è qui che arriva la vera batosta perché è quando ti senti onnipotente e padrone anche della morte stessa con la sola imposizione delle tue mani, che il tuo drago interiore ti sbarra la strada verso l’illuminazione e ti rispedisce nel passato di qualcun altro ad osservare cosa succede e a intervenire.

Frammenti di Ego. Frammenti di realtà


Per approfondire:
Frammenti di realtà

Da qui inizia Everhood 2 e evito di spolerarvi cose perché vorrei davvero che lo giocaste. Sì, è decisamente più giocattolo del primo: tanti combattimenti, meno dialoghi, la musica rimane stratosferica e sicuramente meno messaggi introspettivi raccontati in modo diretto, ma secondo me è proprio questa scelta così forte di gameplay che rende Everhood 2 migliore. Perché ok, è meno focalizzato su te giocatore, ma proprio perché tu sai già di essere il motore lui ti vuole far capire ciclo dopo ciclo, salvezza dopo salvezza che tu sei il messia proprio di un cazzo di niente e che il tuo ego per quanto grande e spaventoso non può prevalere sugli altri, anzi, è molto probabile che quel posto sulla vetta del mondo che sogni da sempre ti può venir soffiato da un momento all’altro da chi ha decisamente più ambizione di te. E lì capisci che in realtà quello che viviamo non sono altro che egoistici pianeti che si scontrano, mangiano, si scambiano pezzi e che danno senso alla vita. Everhood 2 per me segna ancora una volta il videogioco perché parla di convivere, in modo più sottointeso che diretto, facendoti giocare e giocare molto più del primo tanto da farti quasi dimenticare che ti sta trasmettendo qualcosa, almeno finché non arrivi ai titoli di coda.

Proprio come Dalì davanti alla tela si immaginava questi orologi che sciolgono nell’attesa, così tu davanti ad Everhood 2 guardi lo scorrere del tempo come in una favola psichedelica che sembra contemporaneamente sia stangante che velocissima. E non ne riesci più a fare a meno. Perché in fondo…

… non c’è una vera fine in Everhood.

quanto spendere
20 /20€
bignami per pigri
Non c'è fine in Everhood ma manco in quanto puoi essere stronz*. Torna su e leggi cazzo, che scrivo a fare se salti già alla fine? Tempo al tempo.
top&flop
> Credo di essere venuto più volte con le musiche
> Difficile cazzo, più di quanto mi aspettassi
> Penso che riconoscerei lo stile artistico tra mille

> Ok il giocattolo ma non capisco molto bene la scelta dopo i titoli di coda. Vabbè.