Ci raccontiamo che il videogioco è arte, che chi ne parla è un incompetente che si ferma alla patina più patinata dell’opera incapace di andare a fondo, di perquotere lo status quo. Quanto ci sarebbe bisogno di qualcuno intellettualmente onesto, mica ‘sti stronzi corrotti e malcagati dalle major che sono in grado di dispensare solo l’ennesimo pompino all’ultimo Tripla-A imposto dalla dittatura dell’hype.
Skyrim non può essere una merda perché ho preso la Gesù-mi-invidia edition e c’ho speso una barca di soldi, una barca di ore, una barca d’affetto. Ha vinto premi ed è stato rimasterizzato pure per girare sulle Tesla, come osi mettere in dubbio il sentire comune che lo ritiene una pietra miliare?
Se anche del cazzo di Vangelo esistono quattro versioni diverse, come pretendi che per il videogioco esista un unico Verbo?
Se vogliamo davvero crescere, crescere quanto sono cresciuti i videogiochi, dovremmo smetterla di ridurre il parere altrui ad una posa per fare i click, i like o qualunque sia la metrica che usiamo per misurare il nostro fallimento in base al successo degli altri. C’è bisogno di confrontarsi, di andarsi a cercare soprattutto i pareri contrari e scoprire che si, i videogiochi sono una questione soggettiva e forse gli occhi di qualcun altro hanno visto qualcosa che non sei stato in grado di vedere tu.
C’è bisogno di più Edge. C’è bisogno che ci dimentichiamo della parola edgy.
C’è bisogno soprattutto che impariamo a star zitti se la cosa più interessante che abbiamo da dire è “sei un coglione” senza mai spiegare il perché o usando al massimo le parole di qualcun altro.