Ep. 55: Giochini di macchinine
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Il concetto di automobile è così importante per i videogiochi che Final Fantasy XV è praticamente Tre uomini e una gamba.

Perché sì ok, l’automotive pad alla mano passa dai soliti nomi. Gran Turismo senza i danni alle vetture perché vuole essere un simulatore dell’esperienza di guida e non di corse. Forza Motorsport che invece vuol farti competere mentre competono con la simulazione realistica. Dal boom dell’arcade su gomma fino all’inflazione di un paio di generazioni fa, perché siamo la generazione che dopo l’iniezione in endovena di Fast and Furious s’è buttata a pesce su Need for Speed Underground. E Maverick muto.

Poi però qualcosa si è rotto. Forse le nostre palle, forse il concetto stesso di automobile

Abbiamo iniziato a cacarci meno le macchine. Ma pensandoci non è successo solo nei videogiochi, non è solo che Gran Turismo 6 ci ha fatto rimpiangere Gran Turismo 4 su PS2. È più che altro Senna che c’ha fatto rimpiangere Senna, una competizione automobilistica che era l’equivalente moderno del singolar tenzone. È brutto da dire, ma finché sulle quattro ruote si schiattava avevamo più rispetto, sentivamo di più l’adrenalina. È orribile, è un pensiero agghiacciante, ma se non è questo perché l’automotive è passato dall’essere pop a nicchia?

Nel ’99 Squaresoft si poteva permettere di tirar fuori Racing Lagoon, un jRPG sulle macchine. Nel 2020 guardi le categorie dei GOTY e i racing concorrono assieme agli sportivi.

E di solito il premio se lo piglia Mario Kart…

Ne vuoi ancora? Nessun problema...