In questa puntata di Gameromancer:
Il podcast videoludicamente scorretto, ormai dovreste saperlo, non si fa problemi ad essere… Beh, videoludicamente scorretto. Gameromancer inietta nell’etere una puntata senza peli sulla lingua, che non si fa problemi a scavare nel rapporto un po’ diavolo e un po’ acqua santa tra indie e tripla A, grandi pubblisher e piccoli studi. In un mondo proiettato verso i giocoservizi, che ha sconfitto online-pass e finali a pagamento per poi trovarsi a fare i conti con microtransazioni e loot box, è davvero stato il mercato indie ad uccidere la famigerata “terra di mezzo” e davvero questo piccolo Davide può uccidere anche i Golia del profitto?
Se ne parla assieme alla solita banda composta da Pietro “devo fare tutto io” Iacullo, l’onnipresente Filippo “VoiNonSieteUnC*zzo” Veschi e l’ormai membro (e non è un termine scelto a caso) Stefano “due anni per capire che Transistor è Gesù” Calzati. L’ospite? Questa volta il danno si fa in compagnia di un figuro che ne sa a pacchi, Stefano Cozzi – direttamente da Ignition Publishing passando per Blizzard, Riot Games e insomma stiamo prima a linkarvi il suo profilo LinkedIn invece che fare copincolla. Ampio spazio al mercato italiano, grossa marchetta ad Okunoka (apripista del nuovo formato di #GiochiCopertina) e molti interventi interessanti su quello che manca, qui in Italia, quando si parla di sviluppo di videogiochi. Perché si, al di là delle infrastrutture e delle solite cose di cui ci lagnamo abitualmente su queste pagine, manca anche una certa cultura lato sviluppatori.