In questa puntata di Gameromancer:
Formazione a ranghi ridotti per quella che, dopo un’ora e spicci, si rivela però essere una delle puntate più cazzutamente interessanti con le quali Gameromancer ha terrorizzato l’etere. Il podcast (più o meno) ufficiale di I Love Videogames torna in onda con una puntata orfana di due delle sue voci storiche, ma che in compenso porta nelle vostre orecchie storie di vita giocata direttamente dai trascorsi di Alessandro “Talexi” Taini, che dovreste ricordare per il suo lavoro dietro Heavenly Sword, Enslaved: Odyssey to the West e sopratutto DmC Devil May Cry (aka “Devil May Cry ma quello bello della scorsa generazione”). E magari per la nostra intervista di qualche mese fa. Questa volta la voce narrante di Pietro Iacullo – nelle vesti di conduttore perseguitato dai problemi tecnici – si ricorda il decalogo del bravo padrone di casa e lascia ampio spazio all’ospite, che ne approfitta subito per sciorinare aneddoti, retroscena e considerazioni sui suoi trascorsi in Ninja Theory, i suoi progetti per il presente e insomma su tutto il carrozzone che circonda il nostro hobby preferito (ok, il nostro hobby preferito dopo lo scrivere scalette che poi saranno praticamente ignorate durante il corso della puntata). Manca purtroppo il vocione bar(b)itonale di Guido Avitabile, che lascia l’onore e l’onere di essere la seconda voce del programma ad un Filippo Veschi che in una puntata di questa caratura si trova a suo agio al punto dal dispensare supposte di filosofia tali da dare il titolo all’intero episodio. Come subito a suo agio si dimostra l’infiltrato e LeccaculloStefano Calzati, che dopo aver fatto il fenomeno nella Milano City (anche se tecnicamente la fiera si svolgeva a Rho) in occasione della passata Gamesweek non si fa trovare impreparato e pungola l’ospite con un paio di spunti che arricchiscono davvero il discorso. C’è spazio anche per uno sciaguratoAntonino Lupo da South Kensington, a bordo di uno sposta-poveri di ordinanza e capace di sparare un paio di cartucce in soli dieci minuti di prestazione, prima di abbandonare il campo come un Luca Mazzocco qualunque.
Tanta apparenza, tanta sostanza, un nuovo significato per l’hashtag ufficiale #MadonnaChePuntatone – che assume ogni episodio di più i connotati di un mantra, manca poco a renderlo una religione ufficiale – e sopratutto tanto Gameromancer, che si riconferma una piccola “macchina dei sogni” per autori e partecipanti al progetto più sgangherato mai visto su queste pagine e che speriamo abbia confezionato un episodio capace di farsi perdonare per i troppi problemi tecnici che lo hanno colpito in fase di realizzazione. Enslaved my soul, but i never surrender, è proprio il caso di dirlo.