Abbiamo avuto un po’ tuttə a che fare con quellə amicə un po’ casualonə che non si intende di giochini quanto noi. Quellə per cui appunto Portal 2 era uno sparatutto in cui si sparava molto poco o Hellblade il clone pacco di God of War con meno combo. IRL di solito non facciamo schifo quanto dietro a uno schermo, e magari in questi casi ci siamo addirittura messi li a spiegare che è un po’ come la storia dei false friend dell’inglese dove “parents” non vuol dire parenti ma genitori.
È perfettamente plausibile che la prima volta che capiti su Portal 2 pensi a uno sparatutto. Soprattutto se ci arrivi durante quella generazione dove su PS3 e 360 3/4 dei giochini che uscivano ci facevano sparare in prima persona alla ricerca di qualche briciola lasciata sul tavolo da Call of Duty. Se nessuno spiega ‘ste cose e non hai tempo/modo/voglia di giocare settordici giochi al mese per impararle da autodidatta, come fai a capirle?
Un sacco di gente che scrive di giochini da prima che fossi nato Hellblade manco l’ha capito. Per loro è quel giochino da 6 e mezzo ripetitivo con la protagonista pazza, lo step in più per cui la ripetitività serva a raccontarti Senua mica l’hanno fatto.
È facile sfottere queste persone facendo gatekeeping, convinti che i videogiochi siano roba nostra per diritto di nascita e te che non ci sei nato allora acchiappati ‘sto DS e vai avanti con Nintendogs.
È comodo lamentarsi poi parallelamente che il dibattito sulla cosa videoludica è fermo a “ma i giochini devono divertire per forza?”, se nei confronti di quella massa che è lo Stato Reale del gaming sei stato Maria Antonietta che dice “che mangino brioches”. Sono questi, i veri falsi amici.