C’è evidentemente un template, siamo d’accordo. Parliamo quasi sempre di roba story driven che vuole tirare dentro più gente possibile e quindi va a semplificare le meccaniche di gioco, tipo che quando Horizon Zero Dawn clona The Witcher 3 non dà il portafoglio ai mercanti e quindi Aloy gli può vendere roba all’infinito. Ma finisce lì, già se andiamo a prendere un altro Open World PlayStation Studios a caso ci sono evidenti differenze tra i due, perché Ghost of Tsushima alla fine con Horizon c’entra poco e un cazzo al di là di volerti raccontare una storia.
Nel senso che ormai devi mettere l’rpg e le subquest e la longevità dappertutto, anche a costo di rovinare God of War Ragnarok e di vendere il prossimo Assassin’s Creed a 40€ perché dura “solo” 30 ore. Di cui poi comunque giochi le prime 10 quando va bene rendendo assolutamente inutile lo sforzo produttivo fuori scala.
Di PlayStation si può dire un sacco di merda, ma quantomeno ci prova a fare roba che sfugga al suo stesso pattern.
Returnal è un videogioco d’essai ad altissimo budget, il tentativo di prendere un genere per hardcore impallinati e portarlo al grande pubblico. Non ha funzionato perché non siamo stati in grado di farlo funzionare, ma la croce è tutta nostra, non di Housemarque. Vale la stessa cosa per Death Stranding, per The Last Guardian, pure per Puppeteer per PS3. Il mercato lo indirizziamo noi, se abbiamo deciso che la roba che vende sono i cloni di The Witcher 3 dovremmo fare autocritica.
Non sono i giochi PlayStation a essere tutti uguali. Sono i nostri cazzo di gusti a essersi omologati.
A chiedere il more of the same che non sembri tale perché vogliamo uscire dalla zona di comfort e allo stesso tempo vogliamo qualcosa di nuovo.