Non possono esserlo, nel momento in cui grazie a quelli che sono “solo videogiochi” ti costringi ad uscire dalla tua zona di comfort e a viaggiare la prima volta all’estero da solo e a sperimentare il tuo inglese fuori dai banchi di scuola. Se ci conosci persone che diventano parte di te.
Nel bene e nel male, perché è così che si cresce anche fuori da quello schermo 60 pollici che t’han detto non essere la realtà.
Sono i momenti in cui sei giù e allora ti affidi agli altri perché non hai altro. Sia questo uno stronzo a 1000 km di distanza conosciuto in una chat o uno sviluppatore di cui conosci il nome ma non il volto, ma che nella sua opera ha messo così tanto di sé stesso che è come se fosse di famiglia. Alla fine faresti la stessa cosa anche irl, in quella vita reale che ci spacciano come l’opposto di quella virtuale quando la verità è che sono uno il proseguo dell’altra, un anello perfetto come la trilogia di Prince of Persia.
Sono solo videogiochi se permetti che lo siano. Se non ci aggiungi del tuo, se non ci vedi riflessi i cazzi tuoi.
Se non lasci che Celeste sia un gioco sulla depre, che Hades parli di cosa voglia dire deludere il tuo vecchio pur di affermarti come individuo. Perchè è tutta la vita che ti dicono che sei lui e che vi assomigliate e che alla tua età saltava i fossi per lungo, ma siete due persone fondamentalmente diverse. Forse proprio per il fatto che per te non sono mai stati solo videogiochi.
Poi oh, magari alla fine sono davvero solo quello.