Contenuto aggiuntivo: Questa recensione di Dredge | The Pale Reach richiede la lettura della recensione di Dredge. Come qualsiasi contenuto aggiuntivo fa riferimento al prodotto originale, quindi se leggete questa senza prima aver letto l’altra, sono cazzi vostri. Io vi ho avvisato.
Perché senti quel disperato bisogno di tornare dove hai già sofferto? Perché basta una mappa, una rotta nuova, una strada costruita da qualcun altro per spingerti ad andare verso l’ignoto, verso nuovi pericoli, verso nuove paure. Eppure hai già rischiato la vita scavando su quei fondali. Ti sei salvato da quella creatura mostruosa dagli occhi scarlatti, che, come un amore, è diventato una droga. Non puoi farne più a meno. Sei attratto dalla paura stessa, e non bastano il silenzio della notte o il rumore di figure scure sotto una pioggia incessante a fermarti. Ormai hai già preso la tua barca. Hai già caricato la tua stiva. Hai già preparato i motori e le luci e sei pronto a partire verso l’ignoto.
È ancora un rottame eppure tu ti fidi di quella barca. Talmente tanto che entri nei ghiacciai schivando al pelo le formazioni ghiacciate sulla superficie dell’acqua. Tutto è diverso qui. Quel freddo porta con sé nuove creature. Ne vedi una sullo sfondo. la vedi saltare fuori dall’acqua. È luminosa. È bianca. Sembra un fantasma. Di colpo te la ritrovi davanti, si schianta su di te e poi sulla parete ghiacciata che ti sbarrava la strada. Sei libero di proseguire, ma a che prezzo.
Nel tuo viaggio trovi testi abbandonati e congelati tra rovine e cadaveri incastonati nel ghiaccio. Vedi anche una creatura enorme. Ti ricorda lei, quella dei tuoi sogni, quella creatura di cui hai così tanta paura da non riuscire a muoverti. Eppure lì tra il freddo dei ghiacciai senti caldo. Il calore della sicurezza. Sai cosa devi fare e quindi anche un errore non è che un piccolo sassolino nel mare. Ormai le onde le hai affrontate. Hai guadagnato così tanto potere nel tempo che quella escursione nell’ignoto dura una manciata di ore. Intensa come solo la paura può essere. Rompi il ghiaccio come fosse burro. Scavi di notte come se la follia non potesse prendere il sopravvento. Osservi con sprezzo del pericolo quella creatura che la prima volta ha colpito la tua nave, ma che ora non è altro che un giocattolo nelle tue mani.
Ed è con un sorriso che quella piccola gita nel freddo termina, lasciandoti delle belle sensazioni, qualche incubo e della nuova attrezzatura. Ora è tempo di tornare da dove sei venuto. È tempo di tornare dalla tua bella.
È tempo di riabbracciare il pianto, la risata e poi di nuovo il buio.