DLC #58: L’amore omosessuale ai tempi del col(l)era
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I videogiochi sono una bandiera arcobaleno ma i giocatori vedono solo il bianco e il nero.

Che paradosso che viviamo. Il medium più complesso in assoluto con il più grande ventaglio di esperienze possibili ha la comunità più reazionaria di tutte. E mi hai nerfato le tette a Ellie di qua, e sì sono contento che ci sia un personaggio omosessuale ma andrebbe contestualizzato di là… Come fa il cervello di un essere umano abituato alla diversità di itch.io a formulare frasi così schifosamente lineari e idiote. Eppure il salto logico dovrebbe essere così semplice.

L’essere umano è una macchina ben più complessa di una sequenza di 1 e 0 e molto meno prevedibile, però quando si tratta di generi videoludici ci scanniamo perché non si può rinchiudere tutto dentro dei paletti, se ad uno piace il cazzo, al contrario, gli rispondiamo che è sbagliato perché il buon dio c’ha creati per procreare e da quelle colonne d’Ercole non si deve uscire.

Ma facciamolo sto viaggio. Usciamo dai confini del nostro mondo. Se veramente non siamo fatti per viver come bruti ma per seguir virtù e conoscenza, prendiamo una barca e andiamo alla ricerca di quella diversità che la nostra idiozia ha trasformato da ricchezza in pericolo. Abbracciamo la pluralità di forme e colori che il mondo videoludico possiede per sua natura.

Quando si crea qualcosa lo si fa partendo da ciò che siamo e conosciamo. Lasciamo una parte di noi dentro ogni racconto. È impossibile, quindi, non empatizzare con l’altro mentre si videogioca.

E se davvero non ci riuscite, allora il problema non sono la “teoria gender” imposta o le altre cazzate che recitate al tramonto come i vespri.

Il problema è che i videogiochi non solo non li capite, ma non ve li meritate proprio.

Ne vuoi ancora? Nessun problema...