Ma questa città dolente è la necropoli delle Proprietà Intellettuali incomprese, o semplicemente un girone dell’Inferno riservato a quei software che hanno seminato morte e distruzione (degli zebedei) tra la perduta gente? A distanza di anni, non abbiamo ancora capito Dante’s Inferno. Vale la pena giocarlo? È una porcheria senza appello? E soprattutto, perché cazzo Lucifero aveva… beh, un cazzo enorme e in piena vista?
Quattro aspetti da analizzare, ma il giudizio finale è nelle tue mani. Sta a te decidere l’ardua sentenza, se assolvere o condannare. Come succedeva in-game, solo senza una zarrissima croce templare sul petto.
Non si capisce bene perché voi veri giocatori abbiate il feticismo per leggere le parole di qualcun altro che descrivono il gameplay di un gioco, quando sarebbe molto più facile aprire YouTube e guardare i primi trenta secondi un video di gameplay a caso. Ad ogni modo, Dante’s Inferno: un videogioco d’azione hack and slash che vuole vedere il giocatore concatenare più attacchi possibili ad ogni combo (uno dei trofei chiede di inanellarne 666). Violenza per il puro e becero piacere di far violenza. Detto à la Gameromancer: è tipo God of War 3, più che un Devil May Cry qualunque…
… il che non è per forza un male, considerato quanto è soddisfacente fracassare i cranî (col circonflesso perché siamo studiati) dei dannati a suon di colpi di falce della morte. In pratica sei un Dante incazzato che fa un grosso dito medio al fato e va a cercare la sua assoluzione (leggasi: la gnagna) prendendo a calci Caronte, Cleopatra, Lucifero e compagnia cantante. Assoluzione e Condanna ti danno un senso di potere biblico distorto e affascinante, specie quando vedi la barra dell’empietà prendere forma e sai che stai per spaccare i culi con una nuova abilità. Sarà anche simile a God of War, ma il gameplay è così frenetico e adrenalinico che ti fa invocare il termine fisso d’etterno consiglio e tutti i santi. In senso buono.
… Il God of War dei poveri, messo su scimmiottando per giunta i capitoli brutti della serie, quelli di una Santa Monica ancora in piena fase ormone-adoloscenziale. Come si può assolvere un Gameplay così? Si respira ignavia ad ogni combo, i tentativi per uscire dal solco di Kratos si esauriscono in buona sostanza con la meccanica Assolvi/Condanna, che sotto sotto equivale alle varie abilità secondarie che il Fantasma di Sparta sblocca strada facendo. Niente di nuovo, niente di originale, niente che dia un senso alle ore passate davanti alla console. Perfetto prototipo del prodotto pensato per succhiare soldi quanto la Beatrice in-game è pensata per succhiare… Vabbè, avete capito. La solita esperienza nominalmente nuova perchè sulla cover c’è un nome diverso che però nei fatti è identica a qualcosa che abbiamo già visto, giocato e defecato una vita fa. Possiamo discutere ore su tutti gli altri aspetti del gioco, su quanto possano essere interpretati in un modo o nell’altro e risultare apprezzabili o condannabili. Sul gameplay no, c’è veramente poco e un cazzo da dire, e quel poco è assolutamente mediocre e dimenticabile. Sanza ‘nfamia e sanza lodo, come nella peggior tradizione Dantesca. Manco le palle di uscire dal primo girone.
Dove Visceral Games ha deciso di giocarsela, andando all-in e tentando il tutto per tutto pur di dare carattere al suo neonato. A distanza di anni è facile dire che in questo, almeno in questo, l’obbiettivo è stato centrato: il design può essere assolto o condannato, ma non lascia indifferenti. Vi costringe a prendere una posizione, e giocando proverete qualcosa.
È ‘na roba che se vieni da un liceo come la gente vera ti ricorda un po’ il Sublime. Lo guardi, ti piace, ma non sai perché ti piace, perché ti dovrebbe solo incutere il terrore e la paura più profonda. Il risultato è che il tuo è un salto della fede nelle profondità infernali, un sacrificio di Isacco che sulla fiducia ti fa pensare che un limite più basso non si può toccare. E poi ti spuntano le porte-vagine. E poi ti spuntano i ciccioni golosi che puoi sventrare. E poi ti spuntano i cani infernali che santoddio che meraviglia. Quando poi ti metti a scalare pareti di dannati ammassati, e vedi quanto siano maestosi i boss che vai ad affrontare, e ti muovi in quello spaventoso level design che a Edgar Allan Poe fa veramente una pippa, sei solo stronzo a sentirti disgustato. Perché è così brutto e da incubo che fa il giro e diventa bello.
E sinceramente, secondo me, tutti quelli che hanno da lamentarsi del cazzone di Lucifero sotto sotto hanno qualcosa di scomodo da nascondere.
Disgusto, per esempio. Dannato, autentico e raccapricciante disgusto. Molto facile ironizzare sulle dimensioni del membro di Lucifero e sul perché Beatrice abbia deciso di farsi una cavalcata all’inferno con questo equivalente ludico di Franco Trentalance, ma tutto il resto è molto più inquietante. Donne nude giganti che espellono feti morti dai capezzoli, vulve assassine che avvolgono Dante ad ogni occasione (e no, nessun doppio senso pornografico qua. Vogliono accopparlo), porte a forma di vagina – abbiamo capito Visceral, avete uno strano rapporto con la patata – e insomma, un elenco di porcherie uscite dalla fantasia malata di un pervertito sotto acidi che sbattono la faccia contro gli argini della decenza per sprofondare nel cattivo gusto più turpe. Praticamente è Gameromancer senza le bestemmie, quindi non può che starci sul cazzo. Perché questi non sono i demoni di Lovecraft, incubi incarnati che al confronto gli aracnidi sono bestioline quasi simpatiche. Parliamo di trovate tremendamente trash e stomachevoli che ci segneranno a vita. Indubbiamente originale, indubbiamente disturbante, se ho ancora la necessità di parlarne a tipo nove anni dall’uscita. Ma se mi metto nei panni dello stronzo che ha dovuto lavorare mesi e mesi al modello poligonale del capezzolo che gronda feti non posso assolvere un prodotto del genere.
E comunque Dante’s Inferno è preso dalla Divina Commedia, ma noi non ci ricordiamo mica che Dante ammazzasse demoni nel suo viaggio per l’inferno. In effetti gli sviluppatori si sono giusto presi un paio di licenze, e forse sarebbe il caso di parlarne.
E sì, noi siamo Italiani e la Divina Commedia non si tocca e allora il piddì che faceva mentre ci storpiavano Dante? Ma sai che ti dico? Anche sticazzi. Dante’s Inferno è un gioco, e se non si fosse preso due licenze di un certo tipo ci saremmo ritrovati con un processione simulator con magari i versi che ti scorrevano in sovrimpressione. Che sarebbe stata comunque una figata, probabilmente, ma c’era bisogno di un action cazzuto all’Inferno. Poco importa che Caronte dica una cagata o due, poco importa che Beatrice sia stata sedotta da Lucifero e che sia solo una vacca lasciva, Dante ha una cazzo di croce cucita sul petto e noi sospendiamo l’incredulità già così. Chi ha letto la Commedia (e qui saremo tipo in tre ad aver letto anche solo l’intero Inferno) si divertirà a vedere citazioni ai testi originali, ambientazioni che ha sempre e solo immaginato, e personaggi che ha sempre voluto incontrare. Tanto stai tranquillo, proprio, che anche se ti offendi la Commedia non va da nessuna parte e continua a restare chiusa in quella libreria. Sì, quella di tua madre. Quella che non aprirai mai.
Il problema non è il fatto che Visceral abbia preso la Divina Commedia e ci si sia asciugata il cazzo, quello lo fanno tutti i soggetti più o meno creativi che devono prendere un’opera e cambiarle il medium. È un cambiamento violento, e di conseguenza è accettabile se non normale che venga compiuto un certo stupro, perché cambiano le logiche di destinazione e bisogna adattare, o addirittura (re)inventare. E nello specifico sì, non c’erano grosse alternative all’intamarrimento di Dante e ad una virata verso l’action, sopratutto perché un sacco di gente su God of War si è fatta i seghini per ragioni non meglio approfondite. Ciò detto, ci sono una serie di licenze assolutamente superflue, direzioni prese per risparmiare qualche banconota da 10€ per gli stipendi degli character designer (che adesso diventano infatti 10€ in meno al budget potenziale da spendere su Dante’s Inferno). Tipo il merge nonsense e scellerato di Caronte con la Porta dell’Inferno, che in quanto messa dal Sommo all’inizio del suo viaggio è finita inevitabilmente per diventare una delle sezioni della Commedia più letta ed imparata a memoria dagli studenti delle superiori. Quando vuoi fare lo studiato o ti butti sul mezzo del cammin di nostra vita e sulla Selva Oscura (tra parentesi – letteralmente, toh! – geniale l’idea di prendere la prima cosa che Dante scrive e metterla in un DLC a pagamento. Applausi.) oppure indovinate? Esatto, sulle terzine della Porta dell’Inferno. Quelle di cui stiamo abusando dall’intro del pezzo. Davvero ti aspetti che non offenda tua madre, se commetti una svista del genere?
In definitiva…
Delirio di un pazzo? Fantasia di un deviato? Forse. Ma Dante’s Inferno è bello così: disturbante, fuori dagli schemi, esagerato e tamarro nonostante la fonte di riferimento. Potevano esserci Pinco Panco al posto di Dante e Panco Pinco al posto di Lucifero, e il risultato sarebbe stato uguale; un viaggio all’inferno pieno di sorprese, difficile da dimenticare, e sempre e soltanto per i motivi giusti. Forse storci un po’ il naso, quando Dante strappa la falce alla morte in persona. Forse ci resti un attimo, quando si cuce una croce templare sul petto con i peccati della sua vita. Però poi inizi a prendere a mazzate demoni e dannati, esplori i meandri dell’Inferno, diventi un cazzutissimo ammazzademoni con lo stesso nome di qualcun altro ma senza cappotto rosso – e allora ti dimentichi tutto. E Dante’s Inferno ti fa sentire così dopo i primi cinque minuti di gioco, tipo.
Dante’s Inferno è assolto, nonostante i suoi difetti evidenti. E, fiero, sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti.
Infrangerò le regole all’interno di un articolo che le sta già infrangendo tutte, e prenderò spunto da un concetto sfiorato nel gemello di questo paragrafo. Chi ha cliccato “Assolvi” ha letto una stronzata tipo che poteva esserci qualunque altro personaggio al posto di qualunque altro personaggio e il gioco sarebbe stato uguale. Ora, in quale cazzo di universo questo può essere un vanto? Peggio ancora, qualcosa di accettabile in un prodotto che, per quanto liberamente, è tratto da una delle opere più importanti della letteratura mondiale tutta? Mi fai un gioco su Dante Alighieri dove la figura di Dante Alighieri può essere sostituita con Giggino lo Zozzo, il paninaro lurido da cui vai la domenica mattina alle 4 per smaltire la sbornia. A questo punto è naturale che sorgano due precise domande in questo esatto ordine. Uno: perché diavolo non hai deciso di andare all-in e creare un prodotto al 100% originale? E sopratutto due, perché secondo te dovrei darti i mei soldi e il mio tempo?