“Guardatemi, vi prego.
Ho ricevuto la copia di Death Stranding in anteprima. L’ho anche già finito.
Per questo vi chiedo di guardarmi, dovete saperlo tutti.
Anzi, proprio perché sono così importante da averlo ricevuto in anteprima farò di più: vi dico di non guardare il trailer di lancio di Death Stranding.”
Esce l’ultimo trailer di Death Stranding e dopo pochi minuti cominciano a piovere commenti paternalistici di chi il gioco l’ha già iniziato e finito per poterci scrivere una recensione.
Queste persone, anziché godere in silenzio della fortuna che hanno avuto, decidono di innalzarsi oltre il livello del giocatore medio. Si prendono la briga di scegliere per noi cosa dobbiamo o non dobbiamo vedere. Il problema è che Hideo Kojima ha costruito la sua campagna marketing per i giocatori, non per i recensori.
Chi ha approfittato della propria posizione per decidere cosa fosse spoiler e cosa non lo fosse, questo aspetto non lo ha voluto tenere in conto. Ha voluto mettere la propria esperienza davanti a quella degli altri. Magari anche solo inconsciamente, eh, ma lo ha fatto.
Io invece vi chiedo, per favore, di concedermi il diritto a sbagliare. A cliccare su un trailer e a mangiarmi le mani perché forse sarebbe stato meglio non farlo. Kojima ci ha impostato tutta la campagna marketing su questo aspetto. Se non volete rispettare me, almeno rispettate la sua volontà. Lasciatemi guardare il trailer di lancio di Death Stranding in pace.
Che poi, diciamocelo: se tu che hai finito il gioco vieni a dirmi che quello che si vede in un trailer è uno spoiler, nonostante il trailer stesso non chiarisca in alcun modo le dinamiche interne alla storia del gioco, allora lo spoiler lo stai facendo tu.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?