Ogni tanto arriva quel giochino che c’ha voglia di provare e sperimentare robe, ed è esattamente quello che fa il titolo di All Possible Futures pubblicato da Devolver Digital. Uscito qualche giorno fa e disponibile su tutte le piattaforme (su Playstation col Plus Extra ve lo beccate pure aggratisse) The Plucky Squire ci fa indossare i panni di Jot, un valoroso scudiero che combatte per la sua terra tra le pagine di un libro per bambini. Con lui alcuni amici Violet e Thrash, una maga e un troll che lo aiuteranno nelle sue imprese per salvare Mojo dai piani di conquista del malgavio stregone Humgrump.
O almeno lo sembra in prima battuta, perché dopo forse un’ora di gioco il titolo decide che vuole cambiare le carte in tavola, passando da un’avventura in 2D ad uno zeldalike: grazie alla Metamagia verremo catapultati fuori dal libro, sulla scrivania dove questo è adagiato. Nel mondo “esterno” dovremo infatti raccattare potenziamenti che ci serviranno per interagire non nel libro, ma con il libro per proseguire nella nostra avventura tra le sue pagine. E la cosa ancora più fica è che questo mondo fuori dal mondo sarà esattamente il nostro, facendo più volte l’occhiolino a chi sta dall’altra parte dello schermo con citazioni, battute e rotture della quarta parete. Per certi versi mi viene da paragonare la scrivania al Multiverso della Marvel, con la differenza che qui funziona. Metamagico vero?
Il citazionismo inoltre non si limita solo a fini puramente narrativi, ma anche di gameplay. Più volte Plucky Squire si reinventa, tirando dentro altri generi videoludici per andare avanti nell’avventura, prendendo robe come Puzzle Bobble per farci dei minigiochi necessari per il proseguimento del titolo. Tutto questo senza mai annoiare, nemmeno coi puzzle ambientali mai troppo complicati e comunque sempre skippabili premendo il menù di pausa e selezionando la voce apposita.
La sorpresa più bella per me è senza dubbio stata Moonbeard, il mago un po’ Merlino un po’ qualcun altro (col cazzo che vi dico chi, perché quella roba è veramente fenomenale) che fungerà da guida nella nostra avventura, grazie al suo piccolo simulacro Minibeard che sarà presente nelle stanze-puzzle a darci suggerimenti qualora ne sentissimo il bisogno. Accompagnato da un sound veramente ma veramente fico e catchy, che fa sempre piacere riascoltare quando si può.
Insomma, The Plucky Squire non si inventa nulla, ma prende un po’ dappertutto per inventarsi da solo e raccontarci una storia. E lo fa maledettamente bene, perché scorre via che è un piacere e si lascia giocare senza mai annoiare e senza risultare monotono. Poi oh, ve lo mangiate in sei ore o poco più, che volete ancora?