Erano anni che non mi succedeva. A memoria, l’ultima volta che un videogioco mi ha fatto quest’effetto risale alle prime ore di Undertale, quando Sans e Papyrus iniziano a sparare una raffica di cazzate incredibile e, dopo quel prologo, tutto ti aspetti tranne quella roba.
L’effetto sorpresa: è quello che spesso fa la differenza tra la classica palla di fieno e una risata fragorosa, una delle regole base della comicità.
E infatti in quel momento ero tranquillo e beato a farmi gli affari miei nel mondo sotterraneo degli insetti, immerso nel mio bel gameplay loop (e che gameplay loop) a cercare di non tralasciare nulla nell’esplorazione. Gli abitanti del posto parlano una lingua a me sconosciuta e questo si traduce, all’interazione, con dei balloon riempiti di gibberish che ti suggeriscono di cercare un modo per sbloccare dei dialoghi che il protagonista del gioco possa comprendere.
Long story short, non sto a spiegare come, questi dialoghi alla fine si sbloccano. Sappiamo benissimo cosa succede ora, giusto? Manco stessi giocando il più contorto dei metroidvania, mo’ ci si arma di pazienza e si torna indietro da ogni cazzo di insetto che prima non capivo, che sicuro qualche segreto ce l’hanno nascosto.
Ed è qui che succede. Un insetto mi parla di nuovo in maniera incomprensibile per un attimo, dopodiché aggiunge “Ah, scusa non sapevo che adesso potessi capirci“.
Il mio cervello elabora per qualche centesimo di secondo, poi capisco. Scoppio in una risata fragorosa e chiassosissima, credo una delle più genuine e sentite della mia vita. Che per fortuna non c’era nessun altrə con me in casa, altrimenti mi avrebbe preso per pazzo.
Quando pensiamo alle emozioni che può darci un videogioco, tendiamo sempre a pensare a quelle più seriose e finiamo spesso per dimenticarci del divertimento inteso nell’accezione più pura del termine. Ed in effetti è molto raro che qualcuno provi esplicitamente a restituircelo. Probabilmente perché è maledettamente difficile.