Non mi ricordo più dove avevo letto tantissimo tempo fa che “la vita è quello che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti”. La frase è di John Lennon ma sicuro l’avrò letta altrove, probabilmente in un foglietto accartocciato in un Bacio Perugina comprato al discount dietro la scuola, visto che i Beatles li ho scoperti un po’ troppo in ritardo. E probabilmente non sarei nemmeno stato in grado di apprezzarli come si converrebbe all’epoca sinceramente scrivendo. Ma quella frase mi è rimasta dentro, un po’ come i vari aforismi e frasoni celebri trascritti sul mio diario delle superiori. Ed a ripensarci oggi penso solo che era proprio una gran bella fregnaccia da acchiappo, per quanto poetica fosse.
Alzati, bevi il caffè, vola a lavoro, timbra, stimbra e cerca di ricomporti per il resto della giornata. O serata. O per andare a letto se tira male-male. Improvvisamente i giorni passano così in fretta che il tempo libero bisogna gestirselo tra lavoretti di casa ed un minimo di vita sociale a targhe alterne, i primi cercando di non farsi prendere dalla procrastinazione più selvaggia rischiando di finire in una puntata di “Sepolti in casa”. Ed il giorno dopo il loop riparte, per finire di nuovo e ricominciare, e via discorrendo.
Sfido chiunque a non impazzire alla lunga senza un hobby, un cazzo di interesse da coltivare che lo faccia staccare dal treno. Ne ho avuti decine e ne ho abbandonati centinaia, a prendere polvere in custodie per strumenti musicali e librerie colme e stracolme di libri, ma stanno lì ad aspettare per farmi scappare da questa stanza fatta di impegni e rotture di coglioni chiamata vita. Sarò anche per questo che amo così tanto i giochini in grado di farmi indossare abiti che non sono i miei e vivere vite che non posso avere, o che semplicemente mi danno cose su cui riflettere per tentare di sistemare la mia.
Abbiamo passato due anni delle nostre vite barricati in casa con l’ansia di beccarci una bestia nera che ha paralizzato il mondo, ed in quel periodo orribile accendere la console e trovare gente con cui parlare in party vocale è stata una delle poche cose che mi ha tenuto sano di mente. Nonostante la mia vita lavorativa non si fosse fermata era peggiorata molto a causa di quel clima di paura e nervosismo che aleggiava nelle strade vuote e nelle corsie del supermercato dove lavoro, e trovare rifugio nel pad e negli auricolari era una grazia dal cielo, qualcosa che mi permetteva di pensare che nonostante tutto questo mondo non è ancora finito.
Tornando alla stronza, la vita un po’ mi fa ancora paura perché temo di averne una che mi sta stretta. Magari hanno sbagliato la taglia quando me l’hanno fornita e la mia è finita chissà dove, oppure sono io che non ho ancora capito un cazzo di come funziona e tutto questo papiro è un tentativo di giustificare me stesso per le ore passate davanti ai giochini, invece di stare con una chitarra in braccio o un libro nella mano. Ma in fondo non è che ci sia molto che devo perdonarmi. Ho salvato galassie nei panni di Shepard, ho respinto demoni in quelli di Dante ed ho amato con gli occhi di Max Caulfield.