Recensione di Clunky Hero: si poteva fare meglio
Un secchio in testa con due buchi, una scopa e una proverbiale e comica avventura per salvare una donna in pericolo. Clunky Hero parte dalla più classica (e patriarcale) delle premesse, si ispira probabilmente all’ironia di un altro eroe videoludico con un arma improvvisata – in quel caso una vanga – e ci manda in missione per un regno un po’ buttato lì. A colorare quest’esperienza insipida c’è il continuo abbassare il tono del racconto, sdrammatizzare, alleggerire, scherzarci su. A partire dal cliché della donzella in pericolo, depotenziato dal fatto che i protagonisti sono una coppia sposata da tempo, abbandonati a una sopita vita coniugale, ben lontani da essere giovani e aitanti. Anzi, a questo giro a dire dei personaggi in gioco la moglie in pericolo è tutto fuorché bella, parafrasando. Però lui l’ama così com’è eccetera eccetera. Insomma, da un lato benino con la body positivity (circa), dall’altro malissimo con il tropo narrativo aggravato dalla moglie racchia da salvare.
Eppure, l’aspetto narrativo in qualche modo la porta a casa. Il continuo scherzare su ogni cosa riesce effettivamente a far sorridere ogni tanto, a non annoiare nel complesso. Clunky Hero scherza su tutto, anche sulla pigrizia degli stessi creatori del gioco, nel lasciare un NPC in un dungeon anche dopo aver finito la sua missione per evitare qualche linea di codice, nel non aver scritto alcune backstory. A volte strizza l’occhio a qualche meme italiano, un po’ come faceva Vampire Survivors con alcune chicche, recuperando qualche vecchia battuta nota più o meno a chiunque. Tutto sommato la scrittura delle linee di dialogo è irriverente quanto basta, senza diventare eccessivamente stucchevole.
Dove invece il gioco si accontenta di fare lo stretto indispensabile è in sostanza tutto il resto. La direzione artistica è praticamente inesistente, a partire dai modelli di qualunque personaggio o nemico, tutti estremamente generici, per niente omogenei tra loro, quasi non appartenessero nemmeno allo stesso immaginario. La situazione è leggermente migliore sulle aree di gioco, ma la sostanza non cambia molto. Anche qui la caratterizzazione estetica è pigra, in certi casi si limita a cambiare giusto l’illuminazione, in altri fa lo sforzo ulteriore di sostituire gli sfondi e poco altro, mai dando l’idea di una cura meticolosa.
La situazione non migliora molto sul level design, che non è del tutto da buttar via – è comunque più curato dell’aspetto estetico – ma non ha nessun guizzo particolare. Clunky Hero si ispira dichiaratamente a Hollow Knight e se non altro va sottolineato che ha colto, almeno in parte, un meccanismo che rendeva il gioco di Team Cherry particolare: la gestione della mappa. Infatti, qui come nell’avventura del Cavaliere Vacuo, il giocatore viene inizialmente abbandonato a brancolare per ogni nuova zona, senza mappa, dovendosi affidare solo al proprio senso dell’orientamento.
Meccanismo semplice, ma funzionale a incrementare il senso di esplorazione. Qui però si inceppa, in assenza di un ruolo attivo oltre il semplice raccogliere le mappe in giro. In Hollow Knight il nostro compito era anche di completarle quelle mappe, andando a esplorare i sentieri appena accennati, cosa che faceva sentire quasi dei cartografi. Sensazione che qui manca quasi del tutto. Inoltre si è scelto invece di suddividere le varie aree in diverse mappe, una per ogni zona, andando a frammentare la consultazione e a svilire quanto di buono si era fatto sul design del livello. In generale è chiara l’intenzione di emulare un meccanismo ben riuscito di un ottimo metroidvania moderno, ma l’obiettivo è stato raggiunto solo in parte.
Purtroppo non posso spendermi in lodi nemmeno sul combat system di Clunky Hero, che nella sua semplicità non riesce comunque a essere del tutto efficace. Se le animazioni del protagonista non sono da buttare, per quanto non ci sia grande varietà di attacchi, in generale il feeling degli scontri non è confortevole né soddisfacente. Tra moveset estremamente prevedibili di ogni nemico, boss inclusi, hitbox spesso imprecise e pattern d’attacco ripetuti fino alla nausea, combattere i mob in giro diventa presto automatico, al netto della frustrazione dovuta alle hitbox sballate, e combattere i boss diventa un meccanico e sonnecchiante spam degli stessi attacchi, da entrambe le parti, finché la spugna non ha assorbito abbastanza danni.
Clunky Hero è un gioco che ci prova ma senza impegnarsi troppo, che vuole fare l’esplorazione e il backtracking e le fa così così, vuole fare il combat figo ma ci riesce poco, vuole fare l’ironia meta narrativa e forse è l’unica cosa in cui riesce vagamente. Alla fine il risultato è un metroidvania generico, non brutto nel complesso, ma che non eccelle sostanzialmente in nessun aspetto. Un gioco che a suo modo riesce pure a divertire per qualche ora – soprattutto in portatibilità – ma purtroppo non lascia nulla.