Armatevi di piume, becco e sguardo vitreo e buttatevi a mietere anime restie ad accettare la morte in death’s door, ma soprattutto armatevi di cuore e cervello perchè tra un combattimento e l’altro ci si addentrerà sempre più a fondo nel tema della morte, della sua “utilità”, limite da accettare o nemico da fuggire in tutti i modi.
Non a caso il nostro avatar pennuto è praticamente muto durante il suo pellegrinaggio, è una precisa scelta, perchè tutti gli interrogativi sul tema sollevati dalle vicende che si susseguono e dai dialoghi con amici e nemici sono rivolti a Noi videogiocatori.
Ci si ritroverà ad empatizzare o rigettare le diverse filosofie dei vari personaggi sull’approccio a quello spettro inesorabile che è la morte e in contemporanea sviluppare e approfondire la nostra visione personale su un tema che forse è davvero l’unico che ci accomuna tutti.
Ogni nemico che cerca di eludere la falce ha motivi diversi e profondi su cui riflettere e altrettanto diversi e profondi sono i motivi di chi ritiene la fine necessaria.
Morte come fine di tutto che rende vano tutto ciò che la precede.
Morte come uno dei tanti limiti che l’essere umano deve superare.
Morte come degna e giusta conclusione del ciclo della vita che rende possibile l’inizio di altri cicli.
Io personalmente davanti ad un’ipotetica vita eterna e alle conseguenti infinite possibilità che ci offrirebbe credo che ci ritroveremmo come di fronte all’infinito catalogo di netflix dove spesso si passa più tempo a scegliere un contenuto che a goderselo\viverlo, con il concreto pericolo di passare l’eternità a contemplare passivamente le possibilità piuttosto che abbracciarle è dietro l’angolo.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?