Si, quel bambino ha decisamente più rispetto del prossimo di voi.
Soprattutto di chi ha preso questa notizia e ha scritto una marea di cazzate soltanto per portare avanti la propria campagna contro il fantomatico “politically correct”. Lui, al contrario vostro, ha pensato prima agli altri che a se stesso e l’ha fatto cercando di portare un cambiamento nella sua passione: i videogiochi. E per questo gesto merita tutto il mio rispetto.
Detto questo, diamo un po’ di contesto. Il bambino ha deciso di chiedere a Nintendo di inserire nei giochi Pokémon un Pokémon, appunto, non binario. Questa mossa non ha senso se ragioniamo nella nostra lingua. Sostanzialmente i pokémon sono degli animali con i superpoteri e come tali hanno due sessi: maschio e femmina. In realtà esiste anche il sesso sconosciuto dei leggendari e di alcuni misteriosi, ma andiamo oltre. I due sessi sono funzionali alla riproduzione e al breeding, per questo sono stati inseriti nei giochi a partire dalla seconda generazione.
Quindi su una cosa i giornaletti del complotto hanno ragione: chiedere un pokémon di sesso non binario non ha senso.
Peccato che questi deficienti non hanno pensato che la dicitura stessa “sesso non binario” non ha alcun senso. Non binario fa riferimento all’identità di genere della persona che è una cosa scollegata da cosa si ha in mezzo alle gambe, ed è anche scollegata da cosa piace leccare. Facendo un esempio, una persona potrebbe avere il cazzo, e quindi essere di sesso maschile, sentirsi donna, e quindi essere di genere femminile, e voler succhiare cazzi, quindi essere omosessuale. Al contrario della prima e dell’ultima che sono collegate agli impulsi sessuali, l’identità di genere, o genere per abbreviare, è un costrutto sociale e, di conseguenza, può ammettere la non binarietà.
Quindi il bambino ha sbagliato tutto e l’ha fatto solo perché “ci vogliono imporre il gay”? No, ha avuto solo la sfortuna di nascere in quella fogna che si chiama America.
Quei pudici del cazzo degli americani hanno deciso di chiamare il sesso dei pokémon “gender”, al contrario del resto del mondo dove il sesso dei pokémon si chiama “sesso”. “Gender” vuol dire proprio “genere” e quindi il bambino, che sa la differenza al contrario di tantissime altre teste di cazzo, ha pensato nella sua innocenza che quella fosse l’identità di genere e non il sesso, e quindi perché non fare un pokémon non binario? E come lui tantissime persone nei commenti sotto il tweet. Sono semplicemente confusi da una scelta fatta in un’epoca in cui non era così diffusa la differenza tra i due termini e la parola “sex” non era proprio il massimo da usare dentro un gioco per bambini.
Problema che The Pokémon Company potrebbe finalmente risolvere cambiando “gender” in “sex” e magari cogliendo la palla al balzo per mettere un editor dei personaggi decente e non quello schifo con tre facce e due sessi.
Ciò che rimane da questo discorso è che tanti chiacchierano e dicono che i videogiochi sono arte senza neanche dare peso alle parole che usano. Sbagliato o giusto che sia il ragionamento del bimbo, lui ha dimostrato a tutti che lo sono, e che è più intelligente della maggior parte degli adulti lì fuori.