Sventurata la Terra che ha bisogno di Aloy
Volevo titolarla "Poche mele marce è una coperta di Linus piena di sperma che dobbiamo buttare via", ma mi sembrava too much
La regola dell’Amiibo entra nel vivo. Sì ok, interessanti NES, SNES, Game & Watch e quelle cagate lì. Ma la vera Nintendo è quella che lascia la sorte al cielo, come dice la sua ragione sociale. Quella di un Nintendo 64 così folle da sposare ancora le cartucce nel pieno del boom del CD-ROM ma sbattersene il cazzo e insegnare al mondo come si fa il videogioco in 3D. Quella della touch generation di DS che anticipa di 3-4 anni pieni il fenomeno degli smartphone, adesso in cima alla catena alimentare del gaming. Quella di ossimori meravigliosi come Wii U, un altro Nintendo 64 comunicato da cani ma di cui è impossibile non innamorarsi GamePad alla mano.
Nintendo è l’azienda del videoludo che più incarna La dura legge del gol. Puoi amarla e puoi odiarla, e Dio Forumfree solo sa quanto l’ho odiata negli anni di Wii, ma quando gioca non ci si annoia mai e c’è sempre qualcosa da dire. O per metterla giù in modo più prosaico: è una banda di teste di cazzo che ha fatto il DAMS e per qualche motivo poi s’è trovata a progettare hardware.
Volevo parlà dell’omoragno questa settimana. Davvero. Mi ci sono approcciato scetticissimo in quanto probabilmente unica persona in Italia che riteneva il capitolo del 2018 una mezza merda sopravvalutata (o Batman Arkham Asylum con 10 anni di lag, fai tu) e invece questo secondo capitolo mi sta piacendo una madonna. Solo che poi è successo che s’è messa in mezzo la necessità di spiegare (di nuovo) perché la narrativa delle “poche mele marce” — con relativo paternalismo per cui “non ne devi parlare, gli dai visibilità” — e quindi addio giochini. O meglio, di giochini si parla in un videino apposta su YouTube replicato anche in formato audio come extra del podcast. Vedi un po’ dove preferisci recuperare il discorso, se ti interessa. Io sono in piena Insomniac d’amore.
Questa settimana faccio rivoltare Bertolt Brecht nella tomba. Ho letto Vita di Galileo una vita fa alle superiori. Da allora mi è rimasta tatuata addosso una scena. Galileo ha abiurato, e Andrea Sarti — il suo pupillo — l’ha preso come un tradimento. “Sventurata la Terra che non ha più eroi”, dice al suo vecchio mentore. Galileo si conferma ancora una volta tale, e corregge il suo studente. “Sventurata la Terra che ha bisogno di eroi”. È una frase pesantissima, molto poco cristiana tra l’altro a pensarci. La religione che ci impongono da piccolə glorifica il sacrificio. Adoriamo un giudeo finito in croce per i nostri peccati. Santifichiamo i martiri nonostante ci si racconti come culto monoteista. Galileo con quella frase si dimostra un ally: una società dove deve sacrificarsi lui per poter reclamare il diritto a vivere della Scienza è una società sventurata.
Una società come quella che abbiamo costruito attorno ai videogiochi, dove tutte le istanze che incarnano un qualunque cambiamento sociale vengono messe in croce. E questa volta non c’è nemmeno il conforto di diventare protagonisti di un testo fantasy sacro.
Sventurata la Terra che ha bisogno di Aloy. Non so se Brecht sarebbe d’accordo, ma è quello che mi ha insegnato lui attraverso Vita di Galileo. Prima però i soliti spammini.
Fuori Zerocalcare da Lucca Comics.
Di Davide “Celens” Celentano
Dopo la valanga di merda che ci sta travolgendo nelle ultime settimane, tra episodi di sessismo, razzismo, guerra e chi più ne ha più ne metta, finalmente una bella notizia.
Il fumettista romano, ormai una delle personalità più famose del movimento in Italia, ha scelto di non partecipare all'evento a causa del patrocinio dell'ambasciata israeliana (per approfondire, vai nelle storie o scrolla la bacheca).
Alla faccia (di cazzo) di tutti quelli che gridano sempre al "fuori la politica da", non capendo come sia la vita stessa ad essere politica, in ogni suo aspetto. Infatti guarda caso deve stare fuori solamente quando la si pensa in maniera opposta.
Ma soprattutto, Zerocalcare avrebbe potuto inventarsi qualsiasi scusa, mantenendo le sue motivazioni private. E invece ha scelto di schierarsi. Di dichiarare pubblicamente e senza filtri che avrebbe rinunciato alla visibilità (e immaginiamo ai soldi?) che avrebbe generato per lui l'evento per QUEL motivo.
Mentre nel mondo dei videogiochi tra "recensori" da quattro soldi si cerca di non fare arrabbiare nessuno da cui potresti ricevere un domani un ̶g̶i̶o̶c̶h̶i̶n̶o̶ lavoro (?), per fortuna c'è ancora chi è disposto a rischiare una buona fetta della sua carriera per non andare contro i suoi principi.
Perché da queste cose purtroppo ci puoi quasi solo perdere.
Ma sempre meglio perdere un acquirente fascista, che perdere la dignità.
Non siamo noi ad aver appiccato il fuoco, è solo che non ha mai smesso di bruciare.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
È avvilente sentir parlare, nel maledetto 2023, di quanto i videogiochi stiano facendo marcire i giovani e di giochini che istigano alla violenza quando non si passa mezza giornata senza leggere di guerre, bombe sui civili e massacri consumati in luoghi della Terra. Orchestrati da gente che coi videogiochi non c'ha un cazzo a che vedere.
E se ne hanno i coglioni pieni di tutto questo scrivere e vociare contro Rockstar e GTA, che mettono sui case dei loro prodotti dei PEGI18 grossi come transatlantici mentre devo armarmi di lente di ingrandimento per vedere se un prodotto comprato al supermercato è stato testato sugli animali.
"È colpa dei giochini e dei giovani che ci passano le giornate", armiamoci di dito accusatore e giriamoci dall'altra parte quando la celere prende a colpi di sfollagente lə manifestanti a Torino, o quellə a Bologna che sono lì per difendere i loro diritti e le loro case. O mentre vengono presi a male parole e insulti perché manifestano la loro preoccupazione per il mondo che verrà lasciato loro, morente e prosciugato dalla cupidigia di chi ci ha preceduti.
Meglio unirsi al coro di chi urla loro contro, piuttosto che fare un passo indietro per comprendere le loro ragioni.
Lo cantava Billy Joel nell'89, e lo ricantano i Fall Out Boy nel 2023:
We didn't start the fire.
It was always burning since the world's been turning.
We didn't start the fire.
No, we didn't light it, but we're trying to fight it.
Ti andrebbe un po’ di Sons of Liberty, solo io e te?
Sì ok, Metal Gear Solid 3 c’ha le cosine belline survival che lo rendono un videogioco migliore. Ma sticazzi? Per tutte le persone che versano 5€ nelle casse della ribellione — o per chi attiva la trial gratuita di 7 giorni a Gameromancer col Rolex — è on air un altro di quei mini-podcast manco così tanto mini che confronta Metal Gear Solid 2 e Metal Gear Solid 3. Spoilerissimo su Sons of Liberty, ovviamente.
Chi paga può fruire dell’ascolto anche su Spotify:
Quello che rende speciale Spider-Man 2 non sono gli arrampicamuri, ma chi c'è dietro.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Sono più o meno a metà del giochino e raramente negli anni passati mi è capitato di guardare l'ora e pensare "che due coglioni, devo staccare che si è fatta l'ora".
Ma non tanto perché vorrei continuare a volteggiare tra i palazzi di Brooklyn, Harlem ed Hell's Kitchen, ma perché vorrei vedere dove portano le storie che mi stanno narrando.
Sia quella principale che le side quest, che per una volta dopo anni mi stanno piacendo da morire.
Ma soprattutto vorrei stare lì a vedere cosa succede ai nostri eroi che saltano tra i palazzi e come evolvono le loro vite, quella di un Peter che sta diventando grande e quella di un Miles che non sa bene quale direzione sta prendendo la sua, e di entrambi che stanno cercando di bilanciare il tutto.
Questo Spider-Man per me è speciale perché a suo modo mi sta ricordando che quando non indossano la maschera loro sono come me, coi loro cazzi e le loro rogne.
E mi ribadisce che, in un modo o nell'altro, tuttə noi, ad un certo punto, siamo statə Peter Parker e Miles Morales.
PALINSESTO (SAN GIOVANNI) DELLA SETTIMANA
Questa settimana salvo varie ed eventuali facciamo una pausa. È stato un weekend di fuoco per gli IVIPRO Days, c’è il ponte di PSM dei morti in mezzo e insomma, non mantecarci i genitali. Non mi va di andare su Twitch perché lo dice l’algoritmo se non ho un cazzo da dire e penso che in generale ogni tanto un break ci voglia.
Tu approfittane per recuperare un po’ di contenuti che abbiamo pubblicato recentemente, tipo:
La rece di A Tiny Sticker Tail di Fra. Sia su YouTube che su Gameromancer col Rolex (ovviamente, aggratis);
Il già citato Insomniac d’amore, embeddato comodo-comodo nella newsletter e ti basta tapparci sopra e parte. O anche qua, ti apri Spotify se non vuoi vedere il mio faccione (fai bene);
La live della scorsa settimana a tema Cyberpunk 2077. O se proprio hai voglia di leggere, questo pezzo di Scibetta pseudo-collegato;
Ci rivediamo la prossima settimana. Cioè, sicuramente ci riascoltiamo. Poi probabilmente ci rivediamo pure, se c’è qualche discorso che merita un’oretta e mezza di live.
Spammini Tattici Nuclerari™
Già che parlavamo di Metal Gear Solid 2, Andrea Bollini ha sottoposto alla mia attenzione questo suo vecchio pezzo uscito su StayNerd. Non male, merita il clicchino;
Se ti sei perso I3, ti sei perso “Alla foce della Ribellione” di
. Però adesso puoi recuperare su Substack;Non c’entra coi giochini. Seh, come no. Purtroppo c’entra abbestia, anzi è tangenziale all’argomento di questa settimana. Fatti una cultura sul sealioning;
Al solito, l’invito è quello di spammare cose. Nei commenti di Substack, su Telegram, sui vari social… Mandateci pezzi. Compilare questa sezione è sempre una discreta rottura di cazzo perché la roba interessante si fa fatica a trovarla. Fai il tuo.
“Sono poche mele marce”. E tu sei una di queste.
Non hai idea delle volte che mi è stata detta questa cosa. Viene fuori quasi ogni dannatissima volta si parla di un problema sistemico dell’industria dei videogiochi — o del mondo (di merda) che la circonda. Alanah Pearce riceve minacce di stupro? Poche mele marce. Partono wave di meme su Aloy grassa con il chiaro intento di sputtanare un personaggio che è politico by design? Poche mele marce. Un gruppo Facebook di incel del cazzo prende un post che hai scritto dopo che un amico ti ha fatto la peggiore delle carognate possibili che hai deciso di affrontare nell’unico modo che hai per processare le cose, cioè scrivendo, e nei commenti della loro community trovi lo schifo più totale tra chi ti invita a toccare l’erba e chi ti dà del patetico verginello? Poche mele marce. Tutte iscritte ad Avena Gaming però, guardacaso.
Iniziamo col dire che pure Hitler all’inizio della sua carriera era una sola mela marcia.
Il fatto che siano “poche” non vuol dire un gran cazzo. Il problema non sta nella quantità, ma nei danni che queste persone possono fare rivolgendosi ad una platea di gente che non ha un’idea precisa su un tema — perché legittimamente non ci si è mai interrogata, alla fine sono solo videogiochi, no? — se la loro è l’unica voce che si può ascoltare e viene pure amplificata col megafono.
Le argomentazioni da cui queste “poche mele marce” partono spesso e volentieri sembrano razionali. Nessuno direbbe mai che un concetto come “tutte le vite sono importanti allo stesso modo*” sia sbagliato. Una vita è una vita, e quindi mettersi dalla parte della parità e dell’uguaglianza sembra logico. Solo che appunto, sembra: siamo molto lontani da un mondo ideale, e in quello in cui viviamo le minoranze hanno bisogno di reclamare spazio ad ogni costo. “Black Lives Matter*” non sottintende che le vite delle persone bianche valgano meno, ma che c’è un evidente e palese problema che colpisce quelle di colore. Questo problema si chiama “pallottole degli sbirri”. È molto facile mandare in caciara un ragionamento sul tema nascondendosi dietro il fatto che non tutti gli sbirri sono merda e che non dovremmo combattere per i diritti di una categoria o dell’altra, ma per essere uguali davanti agli occhi di tuttə. Ma questa retorica non risolve il problema: le persone di colore negli USA (e non solo) continuano a subire abusi da parte di stronzi in divisa. “Not All Cops” è un’ovvietà che in questo momento non serve a un gran cazzo: anche perché se indossi una divisa e non sei stronzo, perché ti senti tiltato? Questa si chiama “coda di paglia”.
* È un cazzo di esempio. Potevo citare qualunque altra problematica sociale, tipo la necessità di puntualizzare che non tutti gli uomini etero sono dei morti di fica che sessualizzano le donne. Impara ad astrarre i ragionamenti,
porco diIN NOMINE PATRIS.
La retorica che viene sfruttata nei videogiochi da questa gente è questa. Esce Horizon Zero Dawn. Ha una protagonista femminile che non è un reskin di Lara Croft: non c’è malizia, non c’è male gaze, non ci sono pompini per i very giocatory che non vedono l’ora di farcisi le seghe sopra. Come d’altronde l’industria li ha abituati, eh, perché se prendi un branco di incel e gli insegni a programmare videogiochi viene fuori Ubisoft. La stessa esistenza di Aloy a questo punto diventa un problema, nella testa di questi figuri. Non è spazio concesso ad una rappresentazione alternativa della donna nel videogioco — fino a una certa poi, perché comunque Aloy non sarà una top model e c’avrà la i peli sulla faccia, ma rimane comunque conforme al canone di bellezza occidentale (aka è sorca). È spazio tolto ad una rappresentazione più tradizionale della fica nei videogiochi: quella con la minigonna, le inquadrature a favor di culo tipo Miranda in Mass Effect e le tettone di Tifa Lockheart (peraltro ridotte, tra le polemiche, di mezza taglia quando è uscito Final Fantasy 7 Remake. Ma figurati se siamo un branco di allupati cronici). Da qui a costruirci sopra un caso per cui Horizon sia propaganda woke che minaccia il nostro stile di vita è un attimo, e infatti è quello che è successo. E c’è un sacco di gente che c’è cascata pure, perché mentre questi stronzi gridavano che “ci vogliono togliere le belle donne dai giochini” qualche altro stronzo c’ha creduto pure e gli è andato appresso. Tutto perché si è deciso che dei meme di Aloy grassa o della Face Rework Mod per la versione PC di Zero Dawn — che non è una nude mod per giocare con Aloy nuda, ma una che le toglie rughe, lentiggini e peli sulla faccia “perchè le donne le abbiamo sempre giocate così” — si è deciso di non parlare. Perché sai, se no dai spazio a queste “poche mele marce” che intanto fanno proselitismo e propiziano l’ennesimo Gamergate.
È successa esattamente la stessa cosa a ridosso dell’uscita di The Last of Us Parte II, dove guai a te Cristian Airte Naughty Dog che adesso mi costringi a giocare nei panni di una lella. O peggio ancora di un armadio quando il controllo passa a Abby, personaggio che ci sta sul cazzo da prima ancora di fare il pre-download del gioco al punto che s’è messa in giro la voce fosse un travone. All’epoca le teorie del complotto per cui Druckmann avesse deciso di far vedere a schermo un Joel meno chad, più ingobbito e beta male si sprecavano. Druckmann stesso era finito in una lista di “nemici dell’America” redatta da un portale di alt-right applicata ai videogiochi — bizzarro come sia sempre la destra, ve? — e prima ancora che uscisse tutti i leak e i rumor parlavano di gioco “troppo di sinistra”.
“Eh ma dai, queste sono cose che succedono solo in America”. A parte il fatto che non vedo come questo possa minimizzare il problema — il Gamergate è la cosa che ha portato a Trump e a tutti i moti alt-right in giro per il mondo nell’ultima decade, inclusa Giorgiona Meloni — ne sei proprio sicuro? Perché se sì, clicca un po’ qua. Ora mi dirai che è un sitarello misconosciuto. Io ti potrei rispondere che allora pure Gameromancer lo è e quindi che cazzo vuoi, ma se ti dovessi dare una risposta vera sarebbe qualcosa del tipo che ci vuole un attimo a far diventare questa merda virale e a costruirci un caso su. La destra lo fa continuamente, ma pure i giornali e i portali “grossi & tradizionali” lo fanno spesso e volentieri. Te lo ricordi tutto il casino per le polemiche attorno a Biancaneve cancel-culturata? Ecco. Era un solo articolo di un quotidiano locale USA che dava una rilettura femminista della fiaba. Non c’era nessuna caccia alle streghe, nessuna richiesta a Disney di eliminare il bacio non consensuale del principe. Eppure è scoppiato il cazzo di inferno lo stesso.
Ammesso e non concesso le “mele marce” siano una minoranza, il fatto che sia rumorosa è un problema enorme. E l’unico modo per rispondere è alzare a nostra volta la voce.
Se non vuoi urlare anche tu nel megafono non c’è nessun problema, non sei obbligato e di certo non ti obbligherò. Però non te la prendere se poi non ti ritengo ally o se dico che col cazzo che stiamo dalla stessa parte. Tutto quello che dici per sminuire “la polemichetta” che si crea in risposta a questi episodi va a sminuire la causa che sto difendendo. Se te ne esci col fatto che in fondo non è vero che s’è rotto i coglioni per il nuovo God of War perchè dai, Ragnarok ha venduto come i treni, è mio dovere puntualizzare che lì fuori è pieno di stronzi che invece l’han ribattezzato God of Woke. Si è perfino questionato il fatto che Thor fosse grasso nonostante lo fosse anche nel canone norreno, perché ormai la Marvel c’ha detto che è Chris Hemsworth e noi Chris Hemsworth vogliamo se no è propaganda o ideologia. Peccato che la vera propaganda e le vere ideologie siano quelle che vengono raccontate da chi solleva questi “scandali”. Da chi si lamenta perché il remake di Dead Space c’ha i cessi misti e le donne imbruttite, e due settimane fa faceva lo stesso discorso perché in Spider-Man 2 hanno cambiato il modello poligonale di MJ che deve essere sorca per forza perché lo è nei fumetti, fotte un cazzo che la MJ di Insomniac faccia la giornalista.
Peraltro, ce la metteresti la mano sul fuoco che chiunque abbia comprato un gioco a caso di Sony sappia cos’ha comprato?
La massa non ha idea di cosa cazzo significhi Aloy. Non sa che l’abbiamo eletta noi icona, non di certo Sony con quella cazzo di statua dove la targa diceva “The Placeholder”, quello era solo becero capitalismo che si appropria delle nostre tematiche per cavarci dei soldi. Ma non cambia il fatto che Aloy abbiamo deciso essere l’incarnazione di certe idee portate nel mainstream, e lo abbiamo deciso perché in Guerrilla chi ha lavorato al personaggio lo ha fatto proprio affinché incarnasse queste tematiche. Aloy in-game non viene sessualizzata, non ammicca, non è la risposta femminile a Geralt di Rivia che stantuffa qualunque NPC stantuffabile.
Alla massa di tutto questo dialogo attorno ai massimi sistemi del videoludo frega una sega. Appunto perché come detto prima, sono solo videogiochi, no? Per anni abbiamo svilito e umiliato il medium. Lo facciamo ancora oggi, riempiendoci la bocca di quanto sia arte e cultura e poi riducendolo alla sola dimensione intrattenitiva, andando a vedere se è divertente e quanto durano i giochini. È così sorprendente che adesso se mi metto a parlare di femminismo o di politica o di qualunque altra tematica sociale applicata ai videogiochi la risposta sia uno sguardo vacuo e un rivolo di bava alla bocca? Per nulla. Per cui perdonami, ma parlarmi di quante copie ha venduto The Last of Us Parte II per validare che alla fine non siamo poi così tossici come very giocatory mi fa ridere il buco del culo.
Pure Barbie al Cinema ha fatto un pacco di soldi, il patriarcato però mi pare sia ancora a piede libero.
PS: se vuoi approfondire la questione “Aloy grassa” inserendola in un contesto un po’ più ampio (e sì, politico), all’epoca avevo scritto un pezzo senza parolacce e sborra su Ilovevg.
"Ma chi è che ha detto 'sta cosa?"
Inserto di Davide “Celens” Celentano
Corollario della corrente filosofica Melamarcista è l'istintivo scetticismo che riguarda qualsiasi cosa che non si è vista con i propri cazzo di occhi.
E quindi se si parla di una polemica scoppiata di recente c'è sempre (e dico sempre) il geniaccio di turno che chiede chi? dove? come? sì, ma quando?
Fratellə carə, innanzitutto qui su Gameromancer ci scriviamo tuttə per passione e non abbiamo il tempo (né forse le abilità e/o lo stomaco) per mettere su ogni volta un'inchiesta con dati e documenti dettagliati della merda che succede su base settimanale nel mondo.
Ma anche fosse, che cazzo di risposta ti aspetti? Nome e cognome di qualcuno? Il codice fiscale ti basta?
Purtroppo, la conseguenza di fruire di contenuto di qualsiasi tipo è che, nonostante si provi a parlare quanto più possibile in maniera equilibrata e chiara, a una certa te devi da fidà.
Pur non lavorandoci, passiamo un sacco di tempo sul web e se una roba arriva a noi (che ti assicuro, non ce le andiamo certo a cercare) vuol dire che è abbastanza grossa. Sì, tanto da scriverci un post a tema.
Se non ti fidi, legittimo. Dispiace non essere riuscitə a convincerti, cercheremo di fare meglio.
Spero solo di vederti applicare la stessa severità anche sotto i soliti clickbait del giornaletto di turno.
Non vorrai mica dare visibilità alla polemica anche tu…
Ogni volta che facendo questi discorsi bisogna rispiegare le cazzo di basi da qualche parte una Maura Saccà inizia a sanguinare. Dal naso eh, non dalla vagina. E le Maura Saccà lì fuori hanno tutto il diritto di farsi uscire il sangue dal naso davanti ad una discussione sistematicamente sempre mandata a troie tanto quanto lo sventurato Paese in cui viviamo. Il Paese che sta pensando di ri-alzare le tasse sugli assorbenti e dove è perfettamente normale che a Lucca Comics si invitino pedofili con pure il patrocinio di Israele.
In tutto questo mare magnum di merda, per fortuna che ho Gameromancer. Non come spazio o come progetto, ma per le persone che rendono Gameromancer quello che è. A partire dalla community che abbiamo costruito negli anni a colpi di urla e bestemmie, e guarda un po’ nonostante le urla e le bestemmie siano una cosa malvista da certa gente sono una delle cose più sane a tema videogiochi che c’è in Italia. 30 persone su Patreon che tirano fuori più di 100€ al mese per cose che li portano a interrogarsi, quando potrebbero ricevere gratis qualunque bias di conferma il loro cuore possa desiderare da qualunque altra parte. Un tot di abbonatə su Twitch, con tutto che Twitch si usa in modo assolutamente anti-economico.
C’è tanto che si può fare anche senza metterci i soldi. La settimana scorsa è bastato un commento su Substack per trasformare una giornata orribile in 24 ore tutto sommato sopportabili. A volte è dura, provare a guadare tutta questa merda mentre ti ostini ad essere dalla parte di quello che ritieni giusto e fanculo ai compromessi e a chi ti vuole vedere morto e democristiano. Ogni tipo di rinforzo positivo che arriva è prezioso proprio per questo — quindi eddai, metti il follow sull’Instagram.
Il problema dell'Italia, ma in realtà direi dell' essere umano, è che non esiste problema finché non tocca te o i tuoi amici.
E quando vedi le cose cambiare perché è necessaria una rappresentazione della realtà meno strumentalizzata dal tradizionalismo (avrei voluto scrivere del maschilismo, ma in realtà vorrei fare un discorso molto generico, perché è così con pressoché tutto), la maggior parte delle persone va in tilt.
Io mi domando perché un Thor grasso e un Aloi con dei difetti non vadano bene.
Così come non capirò mai perché i neri non possono interpretare Elfi o sirene.
Ma la cosa che mi fa incazzare a bestia è che sono un tipo pacifico: se manifesto, urlo, scrivo qualcosa lo faccio per rendere evidente un problema e supportare una causa e non penso che sempre di mezzo ci deve essere una cazzo di guerra.
Se parlo di qualcosa è per far prendere coscienza alla gente, non per sfastidiarla.
Se si sfastidia, non è un problema mio/nostro, ma loro.
E la cosa che mi fa impazzire è che la maggioranza è libera di sbraitare e tirare sassi e le minoranze, invece, devono stare sempre zitte: anche un parere educato e lucido è comunque qualcosa da deridere, schernire, ridicolizzare.
Quando succede, entro in berserk mode: mi rendo conto che l'educazione a volte, non serve a un cazzo.
E anche un linguaggio più colorito serve.
Perché non sempre penso che mantenere la calma e adottare un linguaggio corretto faccia bene al dialogo.
Abbassarsi a livello della gente di strada serve a farsə comprendere meglio da persone che non hanno le armi per capire cosa si sta dicendo educatamente.
Basterebbe in questo momento essere etero Cis e usare la schwa per rendersi conto di una percentuale irrisoria di gente che corre sui social ad attaccarti: non oso immaginare che inferno possa essere la vita di personə non-by nel 2023.
Se la gente continua a sbraitare contro la schwa, figuriamoci se iniziano a vedere un non-by eccentrico e sicuro delle sue scelte.
L'unica cosa che posso fare è dispiacermi e cercare di farlə sentirə inclusə in quel che faccio.