Milano Games Week odia: la pula non può sparare
La newsletter bootleg della Milan Games Week 2023
Che annata incredibile è stata il 2017 per i giochini.
Basterebbe fare un elenco puntato della roba uscita per rendersi conto che non capita tutti gli anni un anno così, dove hai un Mario e uno Zelda, Hellblade e Prey, Cuphead e Horizon Zero Dawn. EA che decide di chiudere con i single player e la morte e rinascita di Star Wars Battlefront II, Ubisoft che reinventa Assassin’s Creed copiando The Witcher ma imbottendo così tanto Origins di fanservice che sì, sembra proprio un capitolo tornato alle origini anche se il gameplay è così diverso.
Il 2017 è stato una gran ficata. Ne abbiamo parlato così, Porta a Porta. Con Andrea Porta. Perché solo la voce di Storie di Videogame poteva raccontare così bene queste storie di videogames.
Per una coincidenza assolutamente non calcolata il 2017 è anche l’anno de La compagnia delle Indie. È una delle prime cose che ho fatto completamente dedicate alla scena indie. È una delle prime cose che ho fatto che avesse un titolo scemo (se non sbaglio proposto proprio dal Cummenda Calzati). Insomma, è una delle prime cose che poi hanno portato Gameromancer a diventare Gameromancer e probabilmente hanno portato te tra queste parole. Se stai leggendo, grazie. Stronzə.
In ogni caso anche quest’anno eravamo alla Gamesweek. E quindi ci sono un po’ di storie da raccontare: quelle dellə sviluppatorə di cui abbiamo provato i giochini — ovviamente non è che potevo fa tutto io, ho chiesto una mano e sotto ad ogni contributo trovi il nome di chi l’ha scritto — ma anche quella di Gameromancer in quanto pulce sulla schiena di un cane di nome Game Indistry italiana, che quest’industria la sta vedendo cambiare, e se ne accorge proprio alla Games Week. Proprio parlando con lə sviluppatorə.
I post a questo giro sono in fondo (e gli spammini non ci stavano, purtroppo), prima dei giochini mi permetto solo di infilare il palinsesto della settimana perché questa è anche la settimana dove ci togliamo un po’ di pesi dallo stomaco. Shojogate, accuse di squadrismo eccetera.
PALINSESTO SAN GIOVANNI DELLA SETTIMANA
Mercoledì 6 — Maurarcato: Giornata Mondiale contro i pezzi di nerd
Il 25 novembre era la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Beh, io dico che ce ne vorrebbe una anche contro i nerd pezzi di merd. E quindi beccati questo speciale del Maurarcato con tutta la walk of shame dei commenti più beceri e delle situazioni più del cazzo in cui siamo incappati nell’ultimo mese.
Dì anche tu basta alle mistificazioni, agli statini che si cacano addosso di fare nomi e cognomi e di lasciare i commenti aperti, alle farneticazioni di un settore sempre più a immagine e somiglianza della sua industria e dei suoi clienti: quindi la merda.
Salva la data per mercoledì. Ocio però, probabilmente ti passa la voglia di vivere. Come al solito su GameromancerLive. E ricordati che se ti balla in tasca una sub di Prime puoi darla a noi, piuttosto che a Gioco con lo Scemo.
PRIMA DI INIZIARE…
Se eri alla Games Week e non siamo riusciti a provare il tuo giochino, mandaci pure la build, la demo o qualcosa-che-cazzo-ne-so a sendstuff@gameromancer.com. In qualche modo proveremo a parlarne da qualche parte. Vale anche se sei unə dev e alla Games Week non c’eri ma ti balla una demo in tasca, eh. Non ci si offende mica.
Tienici d’occhio sui social perché siamo gente pazza e tra un rant contro il patriarcato e l’altro organizziamo spazi ed eventi ad uso e consumo della scena indie italiana. Quest’anno hanno debuttato PitchAGame, I3 (Iniziativa Indipendenza Italiana) e QUE3R, ma capita che ci venga voglia di parlare con chi ha fatto il giochino anche nei DLC del podcast o su Twitch senza troppe cerimonie. Trovi tutto l’elenco di ‘ste stronzate sul Sacro Blog™.
Glasshouse, di FLAT28
Se hai seguito PitchAGame, Glasshouse c’era. E ha pure vinto. Lo dico onde evitare che poi si urli al gombloddo o al favoritismo o altro, anche perché la giuria che ha deciso che doveva vincere era esterna e in realtà poi è stata la chat a decretare l’esito.
Comunque. Presente Disco Elysium? Ecco, Glasshouse scommette (ed è una scommessa che sta in piedi) che stia per partire una “Disco Bubble”, ovvero quel fenomeno per cui ad una certa su Steam iniziano ad uscire diversi giochi più o meno ispirati a. È successo per esempio con Slay the Spire, ed è una bolla che tira ancora le madonne. Sta succedendo a Vampire Survivors. È plausibilissimo succeda che quindi Glasshouse sia una roba da tenere d’occhio, perché la sostanza c’è tutta.
La sezione che mi son giocato io di fatto consisteva nel dover recuperare in giro i materiali per craftare roba e andare avanti, il tutto accompagnato da un flavor che m’ha fatto dubitare che quello che stessi giocando stesse succedendo davvero, nella finzione in-game. Credo di aver giocato qualcosa ambientato nella mente del protagonista. I dev non hanno né confermato né smentito, stile Lucianone Moggi. I dialoghi lasciavano una discreta scelta, nel senso che se un PG doveva crepare crepava comunque, ma eri tu a decidere se essere brutalmente onesto o provare a dargli un’inutile speranza di vita.
Io come al solito del gioco t’ho parlato per un cazzo. Sono ermetico già quando posso giocare col favore delle tenebre nel mio salotto, figurati in fiera dove il tempo scorre e Fandango mette gli stand coi deejay attaccati all’area indie. Tu fidati e tienilo d’occhio. C’è già una pagina Steam. Se sei interessatə metti in wishlist. Per chi fa videogiochi è importante. Soprattutto se sta cercando un publisher.
Pietro “Phatejoker” Iacullo
Ryoko, di Studio Kodama
Ho provato Ryoko per una mezz'ora appena e mi è bastata per prendermi bene.
Sono quegli amori a prima vista, quei colpi di fulmine che ti pigliano e non ti fanno più capire un cazzo e stai lì a contare i minuti che ti separano dall'incontro successivo.
A riprova del fatto che sticazzi di quanto tempo passi in compagnia di qualcosa o qualcunə, è quello che provi quando ci stai insieme che conta.
E quello che ho passato lì, pad alla mano in un posto che non avevo mai visto prima mi ha stregato. Come lo avevano fatto già i primi minuti in compagnia di Gris.
E si, so che dovremmo scardinare 'sta cazzo di cultura dell'hype e aspettare senza mettere e metterci fretta che quella fa sempre male.
Ma non ci posso fare niente, mi sono preso bene di ciò che ho visto e che ho giocato in quel momento. E pochi cazzi: al cuor non si comanda, e come cantava Loretta Goggi "per innamorarsi basta un'ora".
Ma non mettete fretta a questa maledetta primavera, che io da qui non mi muovo.
Sto qui ad aspettarla volentieri, già con un mazzo di fiori.
Richard “Amaterasu” Sintoni
Monster Chef, di Studio Pizza
Che bello che è Monster Chef, anche quasi irraggiungibile vista la fila davanti allo stand. Però quando c’ho messo le mani che goduria. Certo, era una build preparata per mettere in competizione i player a Games Week, ma aveva comunque quel gusto di prova, impara, gioca e ritenta che ho provato con Cult of The Lamb. Esteticamente si somigliano anche molto, ma è più il loop di gameplay che li accomuna: vai nella foresta, picchia a sangue tutto ciò che trovi, prendi materiali e pietanze varie e torna alla locanda a servire i clienti. Praticamente una giornata tipo di un cameriere a Trastevere. Coloratissimo, divertente, e potrebbe facilmente diventare una droga se riescono a legare per bene narrativa e meccaniche.
C’è solo un problema: sia durante la prova che ora non riesco a leggere il nome del gioco senza cantare nella mia testa Monster Mash…
Francesco “TheLawyer” Alteri
Gambit Shifter, di Volcanite Games
Volcanite Games, a parte avere il dev figo, ha fatto anche un gioco figo.
Gambit Shifter ha l'estetica di Monument Valley ma invece della principessa i protagonisti sono i pezzi degli scacchi.
È un puzzle game, devi superare i livelli mangiando il re in tot mosse. Avete presente quei giochi della settimana enigmistica in cui ti fanno vedere una scacchiera e poi ti dicono "Il bianco vince in 3 mosse"? Ecco, una roba del genere, ma aggiungeteci un po' di portali e piattaforme mobili.
Quando l'ho provato sono stata così tanto presa da voler finire tutti i livelli che non mi ero accorta della coda che si stava formando dietro di me. Quando al "Vuoi provarlo tu?" rivolto a un ragazzo dietro di me, mi è stato risposto di sì, ero veramente triste.
Ma mi sono ripresa subito quando ho saputo che c'è già la demo su Steam! Che mi sono sparata tutta in un pomeriggio di deliri di febbre e tosse, completando tutti i livelli col massimo punteggio: "Sono un Re!"
Vorrei comunque ricordare a tuttɜ che il pezzo più forte degli scacchi è la Regina. E che c’è la demo del giochino su Steam.
Maura “Mewra” Saccà
Horses, di Andrea Lucco Borlera
Se un gioco ti viene presentato come “ispirato ai film della A24”, già un po’ di curiosità viene, soprattutto se sei un cinefilo hipster e un po’ poser come il sottoscritto. Poi però ci si mette le cuffie, che isolano dal vociare della fiera, e si viene spinti in un incubo bucolico in bianco e nero, formato 4:3, dialoghi su sfondo nero da film muto, mole poligonale di un paio di generazioni fa; un po’ per limiti di budget, un po’ per utilizzare a modo l’uncanny valley di certe animazioni facciali, decisamente agèe, grottesche ma soprattutto efficaci.
In una struttura tipicamente da walking sim si interpreta un ragazzino, mandato dal padre, per qualche settimana, ad aiutare il fattore locale. Una presenza subito inquietante, informe, molle, gli occhi pazzi e un fare mellifluo, fuori luogo. “Andiamo a vedere i cavalli, il mio orgoglio!”, e già la cosa non preannuncia niente di buono. Si percorre il perimetro della fattoria, si arriva alle stalle e, insomma, dentro al recinto l’unica cosa equina che si può notare sono le teste, saldamente avvitate ad un collare; esseri umani nudi, ammassati, che si pisciano sui piedi e non dicono una parola. Schiavi, plagiati, terrorizzati. “Dai, facciamo un giro dei terreni a cavallo!”, oh cazzo. E parte un minigioco, tipo le gare di chocobo di Final Fantasy XV, a cavalcioni di questi poveri disgraziati, saltando ostacoli e cercando di sopportare l’entusiasmo dello squilibrato che ci ospita. L’effetto è squisitamente inquietante, surreale, quasi nauseante. Il gioco in sé è essenziale, vai lì, fai questo, guarda la scena, risolvi un piccolo compito: è quello che succede nel frattempo a lasciare con gli occhi sbarrati. La classe di Andrea Lucco Borlera, one man dev aiutato nello sviluppo dai ben più esperti Santa Ragione, viene dimostrata anche nell’inserimento di vere e proprie sequenze filmate che fanno le veci di animazioni/azioni come una bocca che mastica, un innaffiatoio che si riempie d’acqua o la pisciata del “cavallo” di cui sopra: l’effetto finale è davvero pregevole.
Voglio assolutamente vedere dove andrà a parare il prodotto finale, soprattutto a livello di scrittura e regia, per un progetto che promette di essere tutto fuorché banale o col freno a mano tirato in fatto di rappresentazioni disturbanti.
Stefano “SteLynch” Calzati
L’avvento col Rolex™!
Dal primo dicembre è on air il calendario dell’avvento videoludicamente scorretto: ogni giorno un nuovo episodio per lə abbonatə a Patreon alla tier “Gameromancer col Rolex”, ascoltabile comodamente pure su Spotify. Il primo episodio è uno specialone di 40 minuti gratuito per tuttə dove io e l’Avvocato Alteri ci siamo rovinati: tier list dei sitini di giochini (che poi è solo un pretesto per parlare un po’ della direzione che ha preso il settore, ma tanto ai very giornalisty girerà tantissimo il cazzo lo stesso).
Se qualcunə si iscrive alla newsletter il rolex dell’avvento™ del giorno dopo è di nuovo gratis. Per cui se sei poverə come la merda ti basta diffondere La Voce della Ribellione!
On Your Tail, di Memorable Games (ex MixedBag)
Mauro Fanelli è l’unica persona su questo sasso alla deriva nello spazio per cui invoco la separazione tra opera e autore. Nel senso che lui con Gameromancer s’è sempre comportato da stronzo fin da che era il demiurgo di IIDEA, che se ci segui da un po’ sai che critichiamo spessisimo per certe mosse senza senso tipo dire che Roblox è una ficata pazzesca da giocare con tuə figliə. I suoi giochini, però, cazzo se i suoi giochini mi sono piaciuti tutti. Da Futuridium fino a forma.8. In particolare questi due dovresti decisamente accattarteli — forma.8 peraltro si trova tranquillamente pure su mobile.
On Your Tail non sfugge a questa regola. M’è garbato veramente un sacco, e non poteva che essere così visto che si rifà tantissimo ad Ace Attorney anche se di mezzo non ci sono avvocati ma detective. È forse un po’ macchinosa la fase in cui si cercano le differenze tra la scena nel presente e quella nel passato attraverso la lente, un paio di volte non mi ero accorto di aver già guardato l’oggetto che poi effettivamente era stato mosso. Ma sono fegatelli. Il gioco c’è tutto. Toccherà spendere i soldi per questo, perché non voglio sentirmi dire che ne parlo bene per leccare il culo o male perché c’ho l’odio nel cuore. Voglio solo giocarci. È bellino, è sostanzialmente ambientato a Pietra Ligure, c’ha i furry se sei Francesco Toniolo interessatə a quel tipo di roba.
E a differenza di Baldo forse questa volta Nintendo non sta scammando tuttə usando un giochino italiano che poi frigge Nintendo Switch.
Pietro “Phatejoker” Iacullo
Project A.R.M., di Bamboo Innovation Studio
Ancora una volta unico gioco VR dell’Indie Dungeon. Per chi ha seguito I3 non sarà una novità, per tutti gli altri è un puzzle game che sicuramente si ispira a Portal ma, secondo me, si avvicina più a The Talos Principle e Superliminal. Che poi, non è che l’albero di mele da cui cascano questi frutti sia così diverso, però è bello fare le punte al cazzo.
Non avevo mai provato Quest, solo il primo PlayStation VR, e quindi non avevo idea che avesse più tasti e più funzioni. Il che mi ha fatto fare una figura da idiota totale, ma almeno sparo bene.
Il gioco di per sé è ancora una tech demo: si intravede il potenziale, è interessante il concept e la VR fa sempre il suo effetto. Certo, detto così sembra che io sia andato ad un museo della scienza a caso e abbia provato uno di quegli esperimenti con la realtà virtuale da dare in pasto ai bambini mentre i genitori si appartano nello stanzino… Il che più o meno è vero, ma non per il gioco, anzi, ma perché io sono ignorante a schifo in materia.
Francesco “TheLawyer” Alteri
Death Noodle Delivery, di Stupidi Pixel
Nelle intenzioni dei dev, Death Noodle Delivery è una roba che ci assomiglia molto. Nel senso che usa l’umorismo e le esagerazioni e il punk in generale per mandare dei messaggi che sotto la superficie sono meno stronzi di quel che sembra, per fare delle riflessioni più deep sulla vita e insomma, anche se de facto stai giocando una versione con più lucine di Paperboy per Amiga non è più il 1985 e si sente. Forse.
Anche in questo caso c’è già la demo su Steam quindi io che cazzo scrivo a fare? Scaricatela e fatti un’idea. E metti in wishlist, se ti sembra il caso di farlo.
Pietro “Phatejoker” Iacullo
Handmancers, di NonStudio
Prima cosa Handmancers e Gameromancer condividono parte del nome, anche solo per questo non potevo non fermarmi lì per tipo mezza giornata. Poi mi hanno regalato un bellissimo blob in resina e poi è un deckbuilder roguelike, cioè, mio cazzo. E anche tuo su Steam, wishlista.
Il gioco ha bisogno di tanto bilanciamento, ma è bello, bello davvero. Deck ben definito, la struttura si basa sul “carta, sasso, forbice” e più che sulle carte si concentra sul potenziamento di queste ultime e sugli artefatti. Ovviamente ho goduto come un riccio (cit) quando ho chiesto ad uno dei dev se la fonte di ispirazione principale fosse la prima parte di Inscryption e lui con un sorriso stampato in volto ha risposto affermativamente e con tono stupito. Questo giusto per ricordare a chi legge da fuori che i videogiochi non si riducono a 4 / 5 titoli grossi che influenzano tutto lo scibile, ma che essendo oggetti complessi magari è giusto scavare un attimo più a fondo prima di sparare uno “Slay The Spire!” e chiudere girandosi di spalle e coprendosi con il mantello.
Ah sì, l’ho anche rotto. Cioè, sono arrivato ad un punto in cui io mi curavo di quasi il doppio della mia vita ma facevo troppi pochi danni per uccidere il mio avversario.
In circa una settimana probabilmente avrei vinto, purtroppo non avevo tutto quel tempo a disposizione e quindi hanno dovuto modificare la vita del mostro da console per farmi andare avanti. Però, dai, non si sono arrabbiati, anzi, il giorno dopo sono tornato e mi hanno ringraziato. Dopo la mia prova, infatti, si sono messi a lavoro e hanno sistemato e bilanciato un po’ di cose, con buona pace di Pietro che si vergognava di avermi portato in pubblico e aver visto che non è una leggenda metropolitana la mia dote innata per il beta testing.
Francesco “TheLawyer” Alteri
V’s Rage, di Newbix Team
C’è la pagina su Steam, e dovrebbe arrivare una demo ad inizio 2024. Non so perché ne stia parlando io, se alla fine è Fra quello che s’è fatto mandare intanto la build dai dev e ci sta giocando. Ognunə ha le sue croci, e la mia ha fatto il DAMS.
In ogni caso V’s Rage si è confermato quello che diceva di essere ad I3, una roba arcade che cambia gameplay di livello in livello e non si prende mai sul serio. Dal vivo i disegni a mano rendono più giustizia che streammati male in 720p da un paio di scappati di casa, per cui il consiglio migliore che si può fare è provarlo. Sono morto malissimo nel livello beat ‘em up, dove bisogna alternare la parata all’attacco altrimenti volano un sacco di schiaffoni. Ho riso di Calzati che ha fatto schifo giocando il livello spara-spara – che va detto, a livello artistico paga l’essere in mezzo al mare in confronto alle altre ambientazioni del gioco.
Pietro “Phatejoker” Iacullo
While We Wait Here, di Bad Vices Games
Vi ricordate del buon Ravenous Devils, cooking sim a tinte horror con un twist alla Sweeney Todd? Ecco, Bad Vices Games è prontissima ad evolvere quella formula, spostandosi dall’ambientazione vittoriana ad un più contemporaneo e tridimensionale diner sperduto in qualche angolo degli States. L’estetica da fake-PS1 mette subito a proprio disagio, esattamente come quel cliente scontroso e verbalmente violento che ci chiede maleducatamente da bere.
Si sa, va sopportata anche gente del genere se si gestisce un locale: ordinazione presa, whiskey versato e si ritorna al bancone. Arriva l’allevatore locale, la star del cinema fallita (o mai sbocciata, più probabilmente), solita giornata, un hamburger da grigliare, una birra da spillare, quattro chiacchiere. Una routine che si interrompe bruscamente una volta entrati in dispensa, per recuperare gli ingredienti di un cheesburger: un uomo della scientifica, fotocamera e tuta bianca, integrale, si aggira per la stanza. Un’allucinazione, sicuramente. Fuori improvvisamente si è fatta notte, il buio abbagliato dalle luci delle volanti parcheggiate fuori dal locale. Eppure sembra tutto tranquillo. Macchie di sangue sul pavimento, altri poliziotti, il cliente di prima sempre più agitato, aggressivo. Nostra moglie ci dice qualcosa, ma la testa è troppo piena di stimoli, ricordi, voci, per prestarle la dovuta attenzione. Il punto di vista passa a lei e noi ci vediamo nei suoi occhi, una ferita sulla faccia, imbrattata di sangue, “non te ne andare, il tuo posto è qui!”, fuori solo l’apocalisse.
Sensazioni forti, un gameplay intrigante e una capacità non banale di mescolare l’horror al thriller psicologico, in un bizzarro mix tra Dal Tramonto all’Alba e Twin Peaks con una spruzzata, anche qua, di cooking sim/gestionale. Roba buona, come una birra gelata davanti all’abisso della mente.
Stefano “SteLynch” Calzati
Save the date: Indiependenza 2023 sta arrivando
A proposito di quelle stronzate per il game dev che organizziamo di tanto in tanto, tieniti libero il 13 dicembre per la terza edizione degli Indiependenza Award, l’unico premio a tema giochini che piuttosto di candidare Cyberpunk 2077 nella categoria “ongoing” lo mette in quella “fanculo”.
Come per ogni edizione del premio ci sono delle persone indiecate a cui si sono affidate alcune categorie, per cui se non vi piacciono le nomine andate a fare brutto con loro. Una di queste persone però è Lorenzo Fantoni ed è grosso, quindi ci penserei due volte prima di provare a menargli. Vabbè che in effetti anche con Giulia Martino non si scherza – sempre se vuoi sopravvivere per raccontarlo – e che invece è fisicamente impossibile avercela con Francesco Paternesi, per cui quest’anno mi sa che ti prendi le nomine così come vengono e fai lə bravə.
Come in ogni edizione uno dei premi è l’ambitissimo Sapore Littorio Award, aka il premio per il miglior indie italiano di quelli che ci siam giocati. In settimana si annunceranno pure chi sono i candiedati. Quindi tieni d’occhio i socials pure per ‘sta sceneggiata.
Hogwarts Legacy vs la Cancel Culture
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
– 'Sto cazzo di politicamente corretto ha rotto i coglioni!
– Che c'è ora? Nella prossima esclusiva Sony il protagonista è di un pantone leggermente più scuro del tuo e non ti senti più all'apice della catena alimentare dell'intrattenimento?
– No, stavolta davvero! L'ideologia woke si è infiltrata pure ai TGA, Hogwarts Legacy non ha nemmeno mezza nomina quest'anno!
– Intendi il gioco dei maghetti che era un RPG all'acqua di rose?
– Quello!
– Quello dove nelle missioni dove salvavi gli animali fantastici dai bracconieri dovevi catturarli e potevi rivenderteli esattamente come i bracconieri?
– Non ho capito dove vuoi arrivare...
– Quello che a tutti gli effetti se non fosse stato per il nome di Harry Potter non te lo saresti cacato mai, che ha venduto 30 milioni di copie (me lo ricordo perché purtroppo ti seguo sui social e avevi postato la news scrivendo "in culo ai trans") dimostrando che le polemiche non erano servite a nulla?
– Ma che c'entra...
– Quell'Hogwarts Legacy lì che si è preso i 9 e i 9.5 ovunque dagli stessi siti che poi fanno le nomine per i The Game Awards, nomine che a differenza del voto che metti nella recensione sono segrete e quindi nessuno avrebbe mai saputo che, metti, Everyeye avrebbe candidato "il giochino transfobico"?
– E allora perché nemmeno una nomina?
– Perché quest'anno è uscito il mondo porca puttana! Non c'è manco Starfield in lizza per il gioco dell'anno e idealmente doveva essere il gioco che giustificava gli 8 miliardi srotolati da Microsoft per comprarsi Bethesda. Le nomine le fanno persone pagate tendenzialmente poco che hanno giocato si e no una manciata di giochi, figurati se stanno lì a pensare alla credibilità
– E allora Cyberpunk 2077 nei best ongoing games?
– E allora però se le cercano porcodd...
Trial & Error. Come Kevin Spacey quando ci provNOOO….
Di Maura “Mewra” Saccà
"Se puoi convincere me a essere una principessa silenziosa usando un centinaio di parole, immagina quanti milioni di persone convincerai con questo libro.
Sei un venditore, Thomas."
Queste sono le parole che il Presidente Frank Underwood, interpretato dalla buon anima di Kevin Spacey, rivolge a Thomas Yates dopo aver letto la sua recensione di Monument Valley in una puntata di House Of Cards.
"Non avevo intenzione di vendere niente. Ho solo descritto la mia esperienza."
È così che risponde lo scrittore, cercando di distanzarsi dalla solita retorica delle recensioni da marketing. Parlandoci, inconsapevolmente forse, del New Game Journalism.
Si può davvero scindere completamente la recensione marchetta da quella di esperienza? Non è un po' quello che facciamo anche noi quando consigliamo un gioco a unə amicə? Tentare di "vendere" un gioco che ci ha emozionato, che ha in qualche modo lasciato un pezzo dentro di noi?
Beh sì, perché in questo momento l'unico modo che abbiamo di risvegliare le coscienze è attraverso i metodi del padrone, i metodi del capitalismo.
Ma se vogliamo abbattere l'oppressore il nostro compito è comunque quello di ricercare delle alternative, sempre e comunque, più o meno valide, più o meno condivisibili.
Trial and error.
Come nei videogiochi.
Quanto sei dispostə a scendere a compromessi per seguire le tue passioni?
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Pensiamoci un attimo, quante volte ci siamo visti prendere il nostro giochino prefe spostarsi dalla piattaforma dove lo avevamo conosciuto e amato, o venir distrutto dai tagli dei contenuti per fare spazio ai DLC?
Quante volte ci siamo abbassati le brache e messi a bucopecora davanti a contenuti scadenti o porting mascherati da remastered per soddisfare il nostro bimbo interiore e la sua nostalgia?
Pokémon Violetto e Scarlatto sono usciti rotti come i nostri sogni di allenatore di Pokémon andati in cocci. Eppure eravamo lì, a passare la carta di credito per il DLC.
Batman Arkham Knight è stato tagliato col machete pur di vendere quel fottuto season pass. Eppure eravamo lì, a mettere i dati della nostra carta sullo Store per comprare i tranci di quella bistecca maltagliata e smangiucchiata.
Ogni Mortal Kombat, ogni DragonBall, ogni stracazzo di picchiaduro ci viene venduto a pezzetti, a bricioline pur di tenerci attaccati ad esso. E, purtroppo a volte, noi siamo sempre lì.
A farci km di strada e gettar benzina pur di farci una mezza scopata.
Saremo pure stronzə, jihadistə e la cosa più estrema successa alla sinistra italiana dai tempi del sequestro Moro. Quello che ti pare. Però siamo anche lə unicə che si sbattono così tanto per l’indie. Anche per l’indie che ci odia quasi quanto la Milan Games Week ha dimostrato di odiare i videogiochi, con quest’ultima edizione.
Se pensi che nonostante tutto, nonostante le volte che non sarai d’accordo e magari ti staremo pure sulle palle, ne valga comunque la pena, benvenutə nella ribellione. Per quello che vale, stai facendo la cosa giusta.