Non ruberesti mai l'auto a Miyamoto
Del perché non sia "Nintendo contro la pirateria" ma "Nintendo contro le persone"
Super Mario è il miglior amico delle guardie. C’è una lunga lista di precedenti in cui Nintendo è andata ben oltre il lecito pur di “tutelare” le “sue” Proprietà Intellettuali. A Kyoto han litigato un po’ con tutti, del tipo che fino al 2018 se eri unə Content Creator potevi mettere immagini e filmati dei giochini della Grande N nelle tue cose solo se ti davano il permesso e a patto di cedere il 30% delle revenue. Praticamente la stessa somma che chiedono a chi pubblica videogiochi sui loro shop.
L’incazzo di questa settimana parte da Nintendo che fa causa alle persone che hanno creato Yuzu, probabilmente il più diffuso emulatore per Switch. Poi però si espande a tuttə quellə che “eh ma dovranno pur proteggere i loro interessi”: è pericolossimo non rendersi conto di cosa vuol dire non solo tollerare, ma addirittura avallare, questo atteggiamento da parte di un’azienda.
Sai come si chiama uno scenario in cui annulliamo i nostri diritti in favore delle mega-corp? Cyberpunk. Forse ti è familiare, non tanto per il giochino di CDPR quanto per Neuromante di William Gibson.
Questa roba è così importante che mi spiace ma te la becchi prima del resto del content™. Ma non prima del podcast su A-Tari e altra monnezza che un po’ come i romani non siamo in grado di rimuovere dalla Storia del Videogioco.
La Crisi dei videogiochi dell’83 è una supercazzola. O meglio, è una cosa che riguarda gli Stati Uniti ed è rimasta confinata agli Stati Uniti, in Europa fondamentalmente ce ne siam battuti il cazzo continuando a giocare su Commodore. E in Italia meno che mai, perché in quanto avamposto di provincia nella cultura del videoludo – oggi come allora – da noi arrivava tutto in ritardo. Compresa la merda rilasciata su Atari 2600.
L’unico modo per sapere com’era la vita all’epoca è consultare i paratesti, cioè quei documenti che danno contesto alle epoche storiche. Paratesti per quanto riguarda il mercato italiano ce ne sono zero. E quindi non ci resta che la memoria storica di chi c’era.
Non a caso questa settimana in podcast c’è Fiorenzo Pilla a parlarcene.
Barely Legal ma non è Pornhub
Il software è come il sesso: è meglio quando è libero
– Linus Torvalds, autore del primo kernel Linux
Yuzu è uno dei più popolari emulatori per Nintendo Switch. È un software open source, il che vuol dire che non solo è scaricabile aggratis dal sito del progetto, ma il codice sorgente è a disposizione di chiunque voglia. E per qualunque scopo, dalla semplice curiosità fino al moddarselo per farci una propria versione di Yuzu, a patto che poi questa rispetti le stesse condizioni con cui è distribuito il codice originale – che aderisce alla GNU General Public License versione 2.
Yuzu non è monetizzato direttamente: esiste un Patreon legato al progetto (conta al momento 7616 membri paganti e genera tipo 28mila euro al mese di introito), ma si tratta di donazioni volontarie e dal basso, che hanno come unico bonus – per i livelli da 5 e 10€ al mese – l’accesso al server Discord del progetto.
Ed è proprio il server Discord di Yuzu l’Arciduca Ferdinando della situa.
Il pretesto con cui Nintendo fa causa è che il Discord ufficiale di Yuzu viene utilizzato dagli utenti per confrontarsi su quali giochi piratare e come farlo. Lo stesso sito del progetto indica quali giochi risultano essere compatibili, e quindi per Nintendo Yuzu è “principalmente designato” per questi scopi. In altre parole: favorisce la pirateria attorno a Nintendo Switch, e quindi ecco che entrano in azione i ninjuristi di Kyoto.
Yuzu nei fatti non infrange nessuna legge: è perfettamente legale scrivere e distribuire un emulatore, e nello specifico questo (come tantissimi altri, è in pratica prassi consolidata) viene distribuito senza il BIOS di Nintendo Switch, che è chiaramente invece protetto dal diritto d’autore dell’azienda.
BIOS sta per “Basic Input Output System”, ed è quel coso che viene eseguito subito dopo aver acceso un sistema elettronico e gli permette di avviarsi.
Odio spiegare le cose.
Ora, la causa ovviamente non sta in piedi mai. O quantomeno, non starebbe in piedi mai in un mondo che mantiene una parvenza di decenza. Il concetto di emulazione esiste da una vita, e nessuno s’è mai sognato di fargli guerra nelle aule di tribunale. Attorno a RetroArch (che è un frontend per altri emulatori) anzi sono nati un sacco di progetti come RetroPie, pensati per trasformare piattaforme come Raspberry Pi in retro-machine per giocare ai giochini da vecchi nostalgici di merda per 10 minuti e poi tornare a spaccarsi ammerda su GTA VI. Le aziende del videoludo non solo sono ben consapevoli dell’esistenza degli emulatori, ma è anche capitato che “prendessero spunto” da questi o che addirittura li sfruttassero nei loro progetti commerciali.
PlayStation Classic di Sony – sì, il clonazzo di SNES Mini ma coi giochini PS1 – utilizza un fork di PCSX, un emulatore open source per la prima PlayStation, che si chiama ReARMed. Nintendo l’anno scorso ha pubblicato su Nintendo Switch Metroid Prime Remastered. Il selling point di tutta l’operazione, flexato fortissimo pure durante il relativo Nintendo Direct, sono i nuovi innovativi comandi che ti lasciano controllare la visuale con lo stick analogico destro e il movimento col sinistro. Se ti sembra la fottuta normalità in un gioco in prima persona, beh, è perché lo è. E fino all’uscita di Metroid Prime Remastered l’unico modo di giocare decentemente Prime era ricorrere a PrimeHack, un fork di Dolphin – emulatore per GameCube e Wii.
Se la causa non sta in piedi, allora Nintendo che cazzo fa? Facile. Abusa della sua posizione dominante. Già tempo fa aveva mandato una letterina a Valve per impedire che Dolphin venisse pubblicato su Steam – oh nooo, e io adesso come emulo i giochi su Steam Deck? Ah già, esiste EmuDeck e l’installazione è a prova di idiota. Il gioco adesso è quello di approfittare della superiorità economica e far scacazzare addosso non solo chi lavora a Yuzu, ma anche tutte le altre persone che per un motivo o per l’altro hanno a che fare con l’emulazione di macchine Nintendo. È un abuso bello e buono, ovviamente tutto in nome di un Dio che si chiama Yen.
È da diversi anni che Nintendo in questi casi assume un atteggiamento che va ben al di là del lecito, con risposte per nulla proporzionate ai danni subiti: Gay Bowser – si chiama davvero Bowser – ha dovuto scontare tre anni di prigione e deve tutt’oggi versare il 30% del suo stipendio a Nintendo, che ha vinto una causa per un risarcimento nei suoi confronti per una somma di 10 milioni di dollari a fronte dei circa 300mila guadagnati da Bowser con la sua attività nel team di hacker Xecuter. Non serve nemmeno andare all’estero: da qualche parte nella mia casella di posta c’è ancora un comunicato stampa inviato da Nintendo Italia dove l’azienda era “lieta di annunciare” di aver vinto una causa contro uno stronzo di Vibo Valentia che vendeva R4 su Internet, flexando la multa di 10mila euro e i tre mesi di gabbio imposti al colpevole.
Tu dirai: e a me che cazzo me ne frega? Dura lex sed lex, questi hanno rubato ed è giusto che paghino e altre cose che potrebbe tranquillamente dire pure Matteo Salvini (che sicuramente c’aveva un hard disk pieno di ISO attaccato alla sua Wii). Te ne dovrebbe fregare perché spesso e volentieri è proprio grazie alla pirateria che il videogioco non muore. Ogni volta che viene chiuso uno store digitale, per ogni gioco rilasciato solo dall’altra parte del mondo su una console che in occidente manco c’è mai arrivata, l’unica barriera prima di quel buco nero chiamato oblio è la pirateria.
Succede più di frequente di quanto pensi. Le aziende buttano via il loro lavoro una volta rilasciato, in particolare lo facevano in passato. La Silent Hill HD Collection uscita su PS3 usa delle versioni beta di Silent Hill e Silent Hill 2. Square Enix per i ReMix di Kingdom Hearts ha dovuto rifare da zero alcuni modelli per lo stesso motivo. La versione per la Virtual Console di Wii del primo Super Mario esiste perché Nintendo prima di far chiudere EmuParadise aveva preso la ROM del gioco da lì.
In un mondo in cui il videogioco non esiste solo per lucro dopo 10 anni le aziende rilascerebbero i codici sorgenti del loro lavoro.
In quello in cui viviamo, purtroppo, il segreto industriale viene prima di troppe cose. Viene prima del videogioco dal punto di vista artistico. Prima delle persone che il videogioco lo fanno, perché nei casi di leak a venir rubate sono anche le loro informazioni personali e i leak esistono per via di questa fisima assurda sulla segretezza a tutti i costi.
Quello che possiamo fare noi come popolazione è continuare a difendere il nostro diritto ad una pirateria etica. Non pretendo di giocare gratis l’ultimo Tears of the Kingdom, ma dovrei poter giocare il primo The Legend of Zelda senza tirare fuori un euro. Perché il primo The Legend of Zelda è parte della nostra eredità, è di Nintendo solo negli atti delle carte.
Nei fatti Zelda è nostro. A costo di piratarlo.
Buon inizio anno fiscale a te, mondo dell'intrattenimento videoludico.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Buon inizio anno a Microsoft, che lo ha chiuso zoppa e costernata e lo inizia arrampicandosi sugli specchi, a partire dalle PR Talk nelle quali si parla di tutto mischiato al niente. Si parla dei leak e delle chiacchiere da bar, il tutto pur di far credere che "è tutto sotto controllo".
Buon inizio anno a Sony, che lo ha chiuso dando i soldi a Jimbone Ryan per toglierli ai suoi studi. Buona fortuna anche a te, compagna di avventure che ogni tot decidi di tirar fuori degli State of Play della madonna dicendoci che "va tutto bene" per poi un tot di settimane dopo lasciare a casa 900 poverə cristə perché gli utili non sono soddisfacenti e bisogna tagliare, ma senza mirare alle teste dell'idra, che poi perdi il conto di quante ce ne sono a dividersi la torta.
Buon inizio anno anche a te Nintendo, che chissà se ti deciderai a darci 'sta Switch 2 con tutti i soldi che ti stai facendo sulle spalle di chi ancora crede in te e su quelle di chi cerca di preservare le tue opere dall'oblio e che tu riporti sulla retta via a suon di studi legali e squali in tribunale.
Buon inizio anno anche a noi gamers, che abbiamo la coscienza sporca e che siamo pure noi responsabili di questi casini.
Ma soprattutto, buon anno al mondo Indie.
Che nonostante i cazzi in faccia e la merda che si deve mangiare un giorno si e l'altro pure ancora ci crede nei videogiochi.
Buon anno e buona fortuna soprattutto a voi, che ne avrete bisogno.
E per quel che vale, grazie.
L'unica cosa che deve essere chiavabile in un videogioco è l'interfaccia.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Mi fa ridere che si sia scesi in piazza per difendere Stellar Blade dalle accuse di sessismo e male gaze o si sia fatto casino per il top che copre la scollatura della Tifa 15enne aggiunto via patch da Square Enix, ma poi appena Amouranth accenna mezza scollatura in diretta allora la fica diventa tabù ed è indecente e sessista cercare di intercettare i numeri così.
Dov'è la differenza? Ah, sì, è che la tipa di Stellar Blade non esiste e quindi è nostro diritto farle fare quello che ci pare, Amouranth invece si arricchisce e sia mai darle potere anche solo economico.
Questo non vuol dire che sia sempre sbagliato senza sé e senza ma sparare a schermo un bel culo – non vendetemelo come un atto sovversivo e rivoluzionario in quest'epoca di politicamente corretto, però, posso citare una marea di giochini con le donnine usciti in questa generazione. Yoko Taro ha preso il culo di 2B e l'ha usato per mandare un messaggio di empowerment usando Nier Automata, ma a me va benissimo anche una più prosaica Bayonetta che è fregna perché così la voleva Kamiya.
Il punto non sta nei culi, ma nei discorsi che si fanno attorno ai culi.
Se inizi a pretendere di avere il diritto alla protagonista fregna ad ogni costo e ad etichettare tutti i casi in cui non lo è come "politica", "politicamente corretto", o "cancel culture" io ti risponderò con una sola parola, senza manco le virgolette: fregnacce.
Se vuoi farti i seghini non te lo impedisce nessuno. Ma allo stesso modo non puoi imporre il burqua ad Amouranth o la ceretta ad Aloy.
Ti prendi i videogiochi per quello che sono.
E se non ti bastano inizia a farti due domande.
Final Fantasy 7 Rebirth: diario di gioco del Boss Finale (1)
Stiamo giocando Final Fantasy 7 Rebirth (e con stiamo intendo io, Ale, Richard e Filo, non è un plurale redazionale e non pretendo ci si riferisca a me usando il Voi. Quello è Fraws) grazie alla gente che caccia i soldi su Patreon.
Patreon ci permette di non doverci prostituire ai PR, di non dover rispettare embarghi, scadenze e altri cazzi. Di fare il cazzo che ci pare, e quello che ci pare questa volta sono dei diari di gioco a frequenza casuale su cosa sta succedendo dietro lo schermo mentre giochiamo.
I diari sono dietro paywall. Ma basso. Era giusto che potessero ascoltare anche le persone della tier “Adotta un DAMS a distanza” (quella da 1€ per capirci). Vale sempre il discorso che su Patreon ci sono i primi 5 minuti di demo aggratis e si può attivare la trial di 7 giorni. Per chi ha già uscito l’obolo, c’è Spotify:
E se potessi scegliere un solo gioco per il resto della tua vita quale sarebbe?
di Davide “Celens” Celentano
Il mio? Probabilmente Sekiro.
Non me ne sono reso conto fino in fondo nella mia prima partita ma colui che ha tolto il Goty a Hidio Kojima è probabilmente la roba che più mi ha fatto godere pad alla mano in tutta la mia vita.
Ogni boss, ma che dico ogni cazzo di nemico, è una meraviglia di game design, il gameplay è semplicissimo nelle sue basi ma proprio per questo applicarlo in maniera complessa è divertentissimo e dà una soddisfazione incredibile.
È vero, non c'è varietà di build e equipaggiamenti da provare, ma non è ugualmente rigiocabile se ogni volta che vinci una battaglia vorresti riaffrontarla all'istante tanto è stata figa?
Quanto vorrei che dopo l'esperimento Elden Ring si tornasse a qualcosa di più piccolo, più contenuto e per questo più curato nei dettagli.
Che se il meglio che mi rimane è Lies of P, non stiamo messi granché bene.
Spammini Tattici Nucleari™
pop-eye #2: Non Capire
pop-eye s’è dato questo taglio da eMagazine aperiodico che quando ad ogni nuova issue droppa un bel po’ di contenuti di approfondimento sulla cultura pop. La cosa fica del progetto pop-eye è che chi ci sta dietro non se la tira per un cazzo: non è un circolino, si accoglie chiunque (ci ha scritto anche l’uomo più odiato della Game Critique, per dire) e chi se ne occupa lo fa con una dedizione e un’umanità che sono merce sempre più rara nella bolla nerd italiana. E sull’Internet in generale.
Roba fica ce n’è a mazzi, clicca sul linkino e godi. C’è anche un video essay su Edmund Burke che avrebbe giocato volentieri Elden Ring.
"Basta tecnicismi, Sabaku" e altre scuse
Davidone ha spottato questo pezzo un sacco fico di Federico Maestri su
(che è il substack gestito da di cui si parla zerissimo). Raccomando assolutamente la lettura.Alla faccia di chi dice che Gameromancer ha una posizione anti-intellettuale →
Gambit Shifter – Recensione
È passata una settimana. Sono ancora l’unica recensione al mondo di questa perla. L’unica altra di cui ho notizie è quella di Fra che arriverà sul Sacro Blog.
Non è per nulla salutare. Dove sono tuttə quellə che si sbracciano per l’indie? →
Al solito. Se hai qualcosa da spammare, vieni su Telegram. Se non ci sei, poi non rompere i coglioni perché la tua roba qua non c’è mai.
La cosa che amo di più di questa newsletter è che al di là dell’editorialino che dà il titolo a tutto tramite i post si riesce a fare quasi sempre un recap di quelli che sono i temi caldi del videoludo™. Non c’è nessuna pretesa di informazione, quella la si lascia ben volentieri a chi sa farlo – PS:
da poco ha lanciato pure un magazine mensile, famo che conta come spammino sottobanco questo. C’è quella di fare critica. Di dire la nostra, sperando che superato lo scoglio dello stile e del linguaggio che vuole essere di rottura rimangano addosso degli spunti.Spero che il discorso sulla pirateria di questa settimana sia uno di questi. È un tema enorme, e spesso e volentieri ci si limita ad un dibattito polarizzato tra quellə che “è come rubare” e quellə altrə che “è mio diritto piratare pure il buco del culo delle aziende e fotte un cazzo del diritto d’autore”. È un gran peccato perché questo poi porta ad avere una discussione piena di stronzate dove è facile equivocare e ritenere, per esempio, gli emulatori illegali e qualunque tentativo di jailbreakkare una macchina mera pirateria. L’oggetto elettronico che mi ha dato più soddisfazione modificare è stata PSP, perché in un’era dove gli smartphone non esistevano moddarla mi permetteva di leggerci sopra le email. Sbloccare il mio iPhone 3G, all’epoca, mi ha permesso di aggiungere un sacco di funzioni che poi sono diventate canoniche solo molto dopo, quando Apple ha rivoluzionato iOS aprendo un po’ le sbarre della sua gabbia.
Se lo scorso settembre durante quello che è stato di fatto il primo ricovero della mia vita sotto il cuscino avevo un’altra Vita, quella col logo PlayStation, è grazie a quella che chiamiamo “pirateria” come se fosse una cosa sporca.
Una macchina che ho pagato 250 fottuti euro al lancio impegnando tipo mesi di paghette, che Sony aveva deciso di uccidere perché era economicamente corretto farlo e invece la community tiene viva. Ci puoi addirittura giocare i giochini PS5 in remoto, installando Chiaki. Puoi farlo anche su Steam Deck, bypassando la necessità di spendere gli stessi soldi che ho speso io per PS Vita ma per PlayStation Portal.
È grazie alla curiosità delle persone che si affezionano ai loro hardware se questi possono vivere oltre la loro obsolescenza programmata.
E la curiosità non è mai sbagliata. “Curiosə” e “Hacker” sono due sinonimi, nella mia testa. Dovrebbero esserlo anche per quanto riguarda l’espressione “essere umano”.
Io mi sorprendo di quanto la società ci ha ammaestrati a stare dalla parte del potente, che cerca di sfruttarci.
Per quanto riguarda Gambit Shifter, penso che a meno che non diventi il nuovo fenomeno 'a la Vampire Survivor, le recensioni rimarranno le vostre e poche altre: anche perché è un giochino che fila via liscio come l'olio in pochissimo tempo, non è una cosa ultra lunga che richiede uno sforzo per essere giocato.
Bel gioco però, ieri mi ci sono intrippato.